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Il Poster di Goldfinger |
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Una scena di Goldfinger |
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Gert Frobe è Goldfinger |
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Pussy Galore |
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Il Poster di Goldfinger |
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Una scena di Goldfinger |
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Gert Frobe è Goldfinger |
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Pussy Galore |
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Dario Argento |
Dario Argento nasce il 7 settembre del 1940 a Roma. Come egli stesso racconta nella sua autobiografia Paura, edita da Einaudi, il piccolo Dario cresce nel mito del cinema. Sua madre, infatti, è la fotografa di dive Elda Luxardo, sorella dell'ancora più celebre Elio. Ancora adolescente, Dario passa le sue giornate nello studio della madre, restando affascinato dalle figure femminili, dalla cura per il dettaglio, dal gusto per l'illuminazione, dalle lunghe sedute per il trucco. La sua carriera scolastica è altalenante. Il giovane, infatti, abbandona gli studi di liceo classico e si reca a Parigi dove resta per un anno passando gran parte del suo tempo alla Cinémathèque, studiando i classici del passato e ammirando la nouvelle vague. Tornato in Italia inizia a lavorare come critico per il quotidiano Paese Sera fino a quando ha l’occasione di collaborare alla stesura di alcune sceneggiature di genere, tra le quali spiccano Metti una sera a cena di Giuseppe Patroni Griffi, Lei è favorevole o contrario di Alberto Sordi ma soprattutto C’era una volta il west di Sergio Leone, scritto insieme a un giovane Bernardo Bertolucci.
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Una scena de L'uccello dalle piume di cristallo |
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Una scena de Il gatto a nove code |
Confortato dal trionfo tanto sofferto quanto inatteso, Dario si mette subito al lavoro e, grazie all’intervento dei produttori americani della National General, chiude in poche settimane il soggetto de Il gatto a 9 code, un nuovo giallo, simile nell’impianto al precedente lavoro, stavolta però ambientato a Torino, una città che nel corso della filmografia argentiana risulterà determinante. Ne Il gatto a nove code Il giornalista Carlo Giordani (James Franciscus, imposto dal produttore americano e reduce dal successo de L’altra faccia del Pianeta delle scimmie) e l'anziano enigmista non vedente Franco Arnò (Karl Malden, già interprete prediletto di Elia Kazan), indagano sulla strana morte del dott. Calabresi, un genetista morto in un misterioso incidente alla stazione ferroviaria. Inizia così una ricerca che porterà nuovi delitti e un inaspettato finale. Due sono gli elementi distintivi del film: i delitti, resi ancora più brutali, e l’ambientazione di cui abbiamo già detto. Ancora una volta la colonna sonora è del maestro Morricone che stavolta propone un commento musicale nel quale il jazz è predominante. Il gatto a nove code è meno coeso de L’uccello dalle piume di cristallo ma si rivela un ottimo successo di pubblico, confermando Dario Argento nell’empireo dei nuovi registi italiani. E’ un periodo d’oro per il cinema nostrano e i primi due lungometraggi di Argento danno il via a un nuovo genere, il thriller all’italiana, che nel corso di un decennio proporrà decine di pellicole sul tema.
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Una scena di 4 mosche di velluto grigio |
Nell’estate del 1971 Argento torna sul set per dirigere il terzo capitolo di quella che sarà poi chiamata la trilogia degli animali. 4 mosche di velluto grigio è ancora una volta un thriller in cui la ricetta già sperimentata nelle due pellicole precedenti raggiunge la sua forma più compiuta dal punto di vista sia stilistico che narrativo. Stavolta il protagonista è un batterista Roberto Tobias (interpretato dal dimenticabile Michael Brandon), perseguitato da uno stalker che una sera uccide accidentalmente. Ricattato da una persona che ha il volto nascosto da una maschera carnevalesca, Tobias cerca di capire insieme alla moglie Nina (l’affascinante Mimsi Farmer) il perché di quella persecuzione. Sulle sue tracce troverà molteplici vittime ma alla fine la scoperta sarà inaspettata. La pellicola è girata principalmente all’EUR, quartiere di Roma utilizzato già da Antonioni ne L’eclisse, e che ben si presta alle atmosfere raggelanti del film. Secondo uno schema già consolidato la città è una metropoli costruita assemblando alcuni quartieri di Roma a quelli di Torino. La messa in scena, ancora una volta irrobustita dalla colonna sonora di Ennio Morricone, è caratterizzata da un’inventiva delirante che culmina con la rocambolesca morte dell’assassino, decapitato in un incidente di macchina.Anche stavolta Argento fa centro e ottiene un riscontro di pubblico che lo incorona come il genio del brivido all’italiana.
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Una scena di Profondo Rosso |
Profondo rosso del 1975 è l’apice della prima fase di carriera di Dario Argento. Il passaggio dal thriller all’horror si fa netto con la storia del giovane pianista di jazz Marc Daly (interpretato da David Hemmings, attore feticcio di Antonioni in Blow Up), testimone involontario dell’orribile delitto di una sensitiva, e coinvolto in una tremenda sequela di omicidi. In questo film Argento ribadisce il suo interesse estetico, quasi morboso, per la morte. I momenti climax di Profondo rosso, infatti, risiedono nella fantasiosa messa in scena degli assassinii che culminano con l’apparizione, immotivata dal punto di vista narrativo ma efficace dal punto di vista emotivo, di una bambola meccanica animata. Sceneggiato con la collaborazione di Bernardino Zapponi, Profondo rosso ribadisce la maestria visiva di Argento ed è un pirotecnico giallo con venature orrorifiche su cui svetta la fotografia di Luigi Kuveiller e la musica del gruppo progressive romano Goblin, capitanata da Claudio Simonetti. La celebre melodia del film è ispirata alla musica di Mike Oldfield per L’Esorcista, uscito nelle sale romane soltanto 5 mesi prima. Ancora una volta è Torino la città prescelta dal regista romano, con le sue strade deserte e la celebre villa del bambino urlante, vera co protagonista del film in una delle sequenze più celebri che vede il nostro eroe alla ricerca della verità. Il film terrorizza milioni di spettatori con la sua violenza estrema e il suo uso della suspense e risulta il maggior successo commerciale di Argento.
All'uscita la stampa non riserva giudizi benevoli. Sui grandi quotidiani raramente il film è recensito dal critico titolare. Su La Stampa Leo Pestellii scrive che il film “non aggiunge molto ai precedenti L'uccello dalle piume di cristallo e Quattro mosche di velluto grigio; anzi fa sospettare di un'ispirazione stanca, convertita in ricetta” e lo accusa di ricorrere a «motivi di Grand Guignol», pur riconoscendo “indubitabile la finezza del lavoro registico, del trapunto delle immagini e dei suoni su un canovaccio che disgraziatamente non provoca eccessivo sussulto.” Interessante la recensione di Tullio Kezich, all’epoca recensore di Panorama; “se Argento si proponeva di diventare l’Hitchcock italiano, a questo punto dovrebbe riflettere sulla distanza che separa Profondo rosso da un film come Psycho”. Dopo aver definito Argento «incerto», il futuro critico di Repubblica e del Corriere aggiunge: “A rigor di logica, o di psicologia criminale, il suo giallo fa acqua da tutte le parti” ed elenca, come difetti “situazioni incongrue, pallidi tentativi di giallo rosa nei duetti fra Hemmings e Daria Nicolodi [la protagonista femminile] e una superdose di efferatezze che a Hitchcock sarebbero bastate per dieci film”. Nel corso degli anni il giudizio è destinato a mutare e oggi Profondo Rosso è ritenuto uno dei migliori film del regista romano.
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Una scena di Suspiria |
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Dario Argento sul set |
Dopo Suspiria, Argento realizza delle opere nelle quali dimostra un sostanziale disinteresse per la trama, a favore di una destrutturazione filmica che, pur confermando il suo talento visivo, pensiamo soprattutto a Inferno (sequel di Suspiria) o Opera, raggiunge anche punte di comicità involontaria. Ne è causa la totale assenza di logica per gli avvenimenti che portano alle scene d’orrore. Il paradosso è che, mancando le motivazioni (pur all’interno di un genere come l’horror dove vige la sospensione dell'incredulità), lo spettatore è più annoiato che spaventato dalle magistrali invenzioni visive che rimangono così uno sterile esercizio di stile. Questa deriva, purtroppo, ha portato a risultati non sempre all’altezza delle aspettative. Dagli ancora ottimi Tenebre (1982) e Phenomena (1985), ai discreti Trauma e Non ho sonno, fino agli imbarazzanti La terza madre (terzo capitolo della trilogia sulle streghe) e Dracula. A 80 anni appena compiuti Dario Argento sta per tornare sul set con un nuovo thriller Occhiali neri. Scritto insieme a Franco Ferrini, il film è incentrato su una prostituta e un orfano in cerca di un pericoloso assassino a Venezia. Inutile dire che lo attendiamo con ansia.
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Il Poster originale di From Russia With Love |
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Sean Connery e Daniela Bianchi |
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Robert Shaw è lo spietato Donald Grant |
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Sean Connery e Daniela Bianchi nel finale a Venezia |
I CATTIVI
CURIOSITÀ
La sequenza d’apertura inizialmente era stata montata più avanti. Fu il montatore Peter Hunt (poi regista di Al servizio segreto di Sua Maestà) a decidere di posizionarla all’inizio come teaser dando il via alla tradizionale scena d’apertura destinata a divenire un leit motif narrativo ricorrente.
Per girare il brutale combattimento tra Grant e Bond ci vollero ben tre settimane di riprese.
La scena d’amore tra Sean Connery e Daniela Bianchi suscitò le proteste della censura britannica che contestò il voyerismo della sequenza esigendo bruschi tagli in sala di montaggio.
Questo è il primo film in cui nei titoli di coda appare la scritta James Bond tornerà in… Una tradizione destinata a restare fino a Octopussy.
La title track From Russia With Love, interpretata da Matt Monro, è stata la prima a ottenere una nomination al Globo d’Oro quale migliore canzone del 1963.
Per Sean Connery questo è il miglior film dei sei da lui interpretati.
La pellicola segna la prima apparizione sullo schermo di Ernst Stavro Blofeld, interpretato da Anthony Dawson (anche se il suo nome non è accreditato nei titoli) che in Agente 007, Licenza di uccidere aveva la parte del Prof. Dent. Dawson interpreterà Blofeld anche in Agente 007, Operazione Tuono.
Il 31 dicembre del 1959, il creatore di James Bond, lo scrittore Ian Fleming, saluta l’inizio degli anni ’60 andando al cinema a vedere uno spy movie, Il nostro agente all’Avana (Our Man in Havana), tratto dal romanzo omonimo di Graham Greene. Il giorno dopo Fleming concede un’intervista alla BBC nella quale discute del film. Appena due anni dopo, l’agente segreto creato dallo scrittore inglese troverà la sua consacrazione sullo schermo con un attore scozzese sconosciuto e trasformerà l’intero genere spionistico, creando la più longeva serie nella storia del cinema e ridefinendo la nozione globale di spionaggio.
Perché 007 diventa un simbolo della decade?
L’Occidente negli anni ’60 è alla ricerca di un nuovo eroe per una nuova generazione e la sua ideologia è in pericolo. Dopo una quindicina d’anni di guerra fredda si fa strada l’idea che il comunismo possa davvero attecchire in tutto il mondo. Quello di cui l’Occidente ha bisogno è un’icona che difenda i propri valori, per quanto complessi e confusi essi siano. Esiste qualcuno che possa mettere ordine nel caos globale del mondo, spezzando così il nodo gordiano della politica internazionale?
Per i produttori Albert Broccoli e Harry Saltzman la risposta è affermativa: quella persona è James Bond.
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Il Poster del Dr No. |
Nella primavera del 1961 il produttore canadese Harry Saltzman acquisisce i diritti per le trasposizioni cinematografiche dei romanzi di Ian Fleming. L’accordo prevede un’opzione su tutti i titoli già pubblicati e su quelli futuri. In cambio a Fleming è assicurata una percentuale sugli incassi delle pellicole. Tuttavia montare anche una sola pellicola dai lavori dello scrittore britannico si rivela più arduo del previsto. Saltzman, infatti, non riesce a trovare nessun investitore. Nello stesso momento, anche il produttore Albert Broccoli tenta di ottenere i diritti letterari dei romanzi di Fleming. Quando viene a conoscenza del fatto che Saltzman lo ha preceduto è scettico sul da farsi. Reduce da una coproduzione con Irving Allen, Broccoli vorrebbe l’esclusiva sui diritti dei libri ma Saltzman è irremovibile e si rifiuta di cederli. Alla fine Broccoli accetta di entrare in partnership con il canadese per coprodurre un film. Insieme i due volano negli Stati Uniti e il 20 giugno del 1961 incontrano Arthur Krim, Presidente della United Artists. In meno di un’ora i tre raggiungono un accordo. La United Artists produrrà il primo film della serie, Thunderball, per un budget di 1 milione di dollari. Thunderball è quindi il titolo scelto per inaugurare le gesta cinematografiche della spia inglese, Sfortunatamente, però, il romanzo è oggetto di una vertenza legale che coinvolge Kevin McClory, Jack Whittingam e lo stesso Fleming. Anni prima McClory e Whittingam hanno partecipato alla stesura di una sceneggiatura cinematografica, mai prodotta per lo schermo. Fleming nel frattempo ha utilizzato lo script per scrivere un nuovo romanzo, utilizzando la trama senza menzionare i due partner nei crediti. Ne è sorta una querelle che blocca il titolo nelle aule dei tribunali inglesi. Con pragmatismo Saltzman e Broccoli dirottano la loro attenzione su Dr. No.
I produttori sono convinti che il regista del film debba essere un inglese. Dopo avere contattato Guy Hamilton, Guy Green, Ken Hughes e Bryan Forbes la scelta cade su Terence Young, aristocratico regista, celebre per i suoi gusti sopraffini in fatto di moda, cibo e belle donne. Young ama a tal punto viaggiare che se deve scegliere tra due progetti, indipendentemente dal valore artistico del copione, preferisce quello ambientato nel posto più esotico.
Per il ruolo di Honeychile Ryder, la Bond girl del film, Saltzman e Broccoli scritturano senza provino la sconosciuta Ursula Andress, dopo averla vista in una foto nella quale è ritratta con una maglietta bagnata dalla quale si intravede il procace seno. La Andress, all’epoca sposata con il fotografo di dive John Dereck, non è interessata al cinema e accetta la proposta dei producers solo dopo l’energico consiglio di Kirk Douglas, amico di famiglia.
Nei panni del Dr. No Ian Fleming, che si è ispirato al dr. Fu Manchu nel descriverlo, vorrebbe suo cugino Christopher Lee che però declina l’invito. In seguito Fleming propone il ruolo al commediografo Noel Coward che risponde all’autore con un telegramma divenuto celebre: “Dr. No? No! No! No!”. Alla fine la produzione ripiega su Joseph Wiseman, attore di origini canadesi con un’esperienza teatrale importante.
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La prima apparizione di Sean Connery nei panni di James Bond |
Resta da compiere la scelta più importante, quella relativa al protagonista.
Saltzman e Broccoli effettuano centinaia di audizioni alla ricerca del volto giusto e alla fine scelgono lo sconosciuto Sean Connery, dopo averlo visto nel non apprezzabile Danny O’Gill e il re dei folletti. Connery è quindi convocato per un rapido provino nel quale l’interprete, di origini scozzesi, a prima vista appare l’antitesi di Bond. Innanzitutto ha un pesante accento del nord, incompatibile con un impeccabile inglese, inoltre è rozzo nei modi, non sa stare a tavola e cammina, parola di Broccoli, come una pantera nella giungla. A suo favore però ha una forte mascolinità, rafforzata da un fisico possente. Connery, inoltre, ha appena partecipato a Miss Universo ed è stato definito dalle riviste di costume uno degli uomini con più sex appeal del Regno Unito. Alle donne piace moltissimo: la stessa moglie di Broccoli, Dana, conferma questa opinione lusinghiera al marito.
Quando Fleming viene a conoscenza della scelta effettuata dai due produttori trasale. Ha immaginato il suo Bond interpretato da David Niven o Cary Grant, adesso si trova di fronte a un anonimo scozzese. Eppure Terence Young riesce nell’impresa di plasmare l’attore. Facendogli cucire a Savile Row dei vestiti dal taglio impeccabile e insegnandogli le buone maniere ne plasma una sorta di suo alter ego.
La prima scena girata da Connery nei panni di Bond avviene all’aeroporto di Kingston il 16 gennaio 1962, mentre la prima sequenza ai Pinewood Studios risale al 26 febbraio. Il 30 marzo dello stesso anno si concludono le riprese.
A Kingston, in Giamaica, l’agente Strangways e la sua segretaria sono assassinati da tre loschi figuri. A Londra, la sezione MI6 dei servizi segreti britannici riferisce al suo capo M di non avere più notizie dal suo agente ai Caraibi. Questi perciò incarica James Bond (in codice 007, il doppio zero conferisce la licenza di uccidere alla spia), di recarsi a Kingston per indagare.
Bond è un tipo rude, ama il gioco d’azzardo, le donne e non si separa mai dalla sua Beretta d’ordinanza. Tuttavia è rimasto ferito in una missione e M gli ordina di sostituire l’arma con la più efficiente Walter PPK.
Giunto in Giamaica, l’agente si trova subito nei guai: una cinese cerca di fotografarlo appena arrivato all’aeroporto e un falso autista tenta (inutilmente) di farlo fuori. Recatosi dal Governatore dell’isola, Bond chiede lumi sulle amicizie di Strangways. Viene a sapere che quest’ultimo frequentava al club un tale professor Dent, di professione geologo. Strangways aveva chiesto allo scienziato una consulenza su alcune pietre recuperate nella piccola isola di Crab Key, di proprietà del misterioso Dr. No. Bond scopre che su quel personaggio sta indagando anche la CIA con il suo agente Felix Leiter, aiutato da Quarrel, un pescatore locale. Si sospetta, infatti, che proprio da quell’isola il Dr. No riesca a interferire sulle frequenze radio dei missili americani, riuscendo a sabotare i lanci effettuati dagli Stati Uniti.
Dopo essere sfuggito a un attentato (Dent, al soldo del Dr. No, gli ha infilato nel letto una tarantola), Bond entra in azione. Scopre che le rocce, giudicate insignificanti dal professore, in realtà sono radioattive. Un secondo tentativo di eliminare Bond da parte di Dent, complice una brunetta che l’agente seduce da par suo, va a vuoto. 007 elimina a sangue freddo Dent e decide di andare a Crab Key, accompagnato da Quarrel.
Giunto sull’isola la spia incontra l’avvenente Honey Ryder, una pescatrice di conchiglie. Il terzetto è subito inseguito dagli scagnozzi del Dr. No e dopo varie peripezie i tre fuggitivi sono bloccati da un drago meccanico che sputa fiamme dai suoi cannoni. Quarrel muore mentre Bond e la ragazza sono fatti prigionieri. Condotti nella sede operativa del Dr. No, i due incontrano il comandante in capo delle operazioni. È un cino tedesco con due protesi d’acciaio al posto delle mani, al servizio della SPECTRE (Special Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion), che vaneggia di conquistare il mondo. Bond manda all’aria i piani del Dr. No e lo uccide dopo uno scontro nella centrale operativa. Dopo avere liberato la ragazza, l’agente lascia l’isola a bordo di una scialuppa di salvataggio mentre il covo del Dr. No è distrutto da una terrificante esplosione. I due neo amanti sono ritrovati da una pattuglia degli Stati Uniti comandata da un riconoscente Felix Leiter.
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Joseph Weiseman è Dr. No |
Nell’affrontare la prima trasposizione cinematografica dei libri di Fleming, gli sceneggiatori Richard Maibaum, Johanna Harwood e Berkeley Mather, effettuano un lavoro eccellente, migliorando l’esile romanzo di Fleming.
Il terzetto d’autori resta fedele alla trama del libro, operando però alcuni cambiamenti che rafforzano la storia. Innanzitutto nel film non si fa menzione né dei fenicotteri rosa, né del commercio del guano, due idee pittoresche di Fleming che però mal si adattavano alla trama principale. Si preferisce, invece, sottolineare l’aspetto eversivo del Dr. No e la sua pericolosità per la sicurezza dell’Occidente. Sono poi introdotti due personaggi che arricchiscono il plot narrativo. Uno di questi è il prof. Dent, il primo antagonista con il quale l’agente si trova a combattere. Il secondo è Felix Leiter, l’agente della CIA presente in tanti romanzi di Fleming ma non in questo.
La parte del film ambientata nell’isola è piuttosto fedele alle pagine del romanzo, fatta eccezione per il finale, reso più avvincente. In effetti la morte del Dr. No, soffocato da una montagna di sterco, non si può certo definire una scelta originale di Fleming. Qui, al contrario, il villain è fatto fuori dopo un combattimento disperato con Bond.
È chiaro che questo prodotto non ha ancora raggiunto il livello di perfezione estetica e narrativa di un Goldfinger, tuttavia Terence Young introduce gli stilemi della saga, a cominciare dai titoli di testa di Maurice Binder, musicati dal celebre tema di Monty Norman, splendidamente orchestrato da John Barry. Da apprezzare poi le geniali scenografie di Ken Adam, claustrofobiche ma dotate anche di alcuni ambienti maestosi (vedi il covo del Dr. No), tipici delle produzioni bondiane a seguire.
Agente 007, Licenza di uccidere resta comunque una produzione a basso budget ma la sceneggiatura mescola brillantemente humor nero e brutalità, mentre la regia di Young ha il pregio di sfruttare la selvaggia bellezza degli esterni al servizio di un realismo efficace come il suo protagonista.
Sean Connery è ancora abbastanza aspro, vicino al Bond letterario egli seduce con poche battute ed è un misogino di gran fascino. Joseph Wiseman è un sofisticato e crudele Dr. No, dalle movenze robotiche e la recitazione volutamente monocorde e inespressiva. Memorabile poi la presenza di Ursula Andress (nel film è doppiata da Nikki Van Der Zyl) nel ruolo di Honeychile Ryder. La sua apparizione sulla spiaggia è ormai diventata un’icona del cinema, ancor’oggi resta inimitabile, un inno alla bellezza procace e provocante delle Bond girls.
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Ursula Andress è Honeychile Ryder |
L’anteprima del film avviene una mattina di settembre presso la sede americana della United Artists alle 10 di mattina. A mezzogiorno, al termine dello spettacolo, i distributori rimangono in silenzio. Per nulla convinti del risultato finale commentano: “In fondo perderemo solo 1 milione di dollari.”. A tanto, infatti, ammonta l’investimento fatto per finanziare il primo progetto della serie.
La prima mondiale di Agente 007, Licenza di uccidere è il 5 ottobre del 1962 al London Pavillion a Piccadilly Circus, alla presenza di Sean Connery e Ian Fleming.
I distributori americani snobbano la pellicola (uscita nelle sale a ottobre dello stesso anno) e la programmano come secondo titolo nelle sale che propongono il doppio spettacolo al prezzo di uno. Inaspettatamente il film riscuote un pregevole successo in tutto il mondo, incassando oltre 59 milioni di dollari.
La reazione della stampa specializzata è buona. Il New York Times giudica il film vitale e divertente, mentre Variety, profeticamente scrive: “James Bond non vincerà di certo l’Oscar ma state certi che troverà tantissimi, entusiastici, sostenitori…”
CURIOSITÀ
Il Dr. No fu scelto come prima trasposizione cinematografica perché il romanzo aveva un’unica ambientazione in Giamaica. Questo era un elemento fondamentale per contenere i costi.
L’armaiolo che all’inizio del film dà la Walter PPK a Bond è il Maggiore Boothroyd, meglio conosciuto con il suo nome in codice, Q. Dal film successivo (Dalla Russia con amore) il ruolo sarà interpretato da Desmond Llewelyn.
In un primo momento Eunice Gayson avrebbe dovuto interpretare Moneypenny e Lois Maxwell Sylvia Trench ma alla fine le due si scambiarono i ruoli.
Nel libro di Fleming, Honeychile appare a Bond sulla spiaggia completamente nuda.
Ursula Andress vinse il Globo d’oro come Migliore attrice esordiente dell’anno.
La spiaggia di Crab Key dove appare Ursula Andress si trova a Ocho Rios, poco distante dalla casa di Fleming.
Sean Connery aveva una paura tremenda dei ragni. La sequenza che vede una tarantola avanzare sul corpo nudo di Bond fu girata dallo stunt man Bob Simmons.
Questo è l’unico film della saga che non ha la sequenza di apertura prima dei titoli di testa.
Stanley Kubrick rimase così favorevolmente impressionato dalle scenografie di Ken Adam da scritturarlo per Il Dottor Stranamore.
I CATTIVI
Dottor Julius No (Joseph Wiseman)
Il classico esemplare di megalomane alla conquista del mondo. Ha due protesi d’acciaio al posto delle mani e le usa spregiudicatamente.
Professor R. J. Dent (Anthony Dawson)
Un viscido doppiogiochista, pronto a servire con solerzia il suo padrone, ovviamente il Dr. No.
LE BOND GIRLS
Sylvia Trench (Eunice Gayson)
È un’appassionata giocatrice di baccarat, nonché una focosa amante. Cede immediatamente al fascino di 007.
Moneypenny (Lois Maxwell)
La segretaria di M ha un debole per James Bond. L’agente non contraccambia per non suscitare un conflitto d’interessi all’MI6.
Honey Chile Ryder (Ursula Andress)
Che spettacolo la sua entrata in scena! Esce dalle acque caraibiche come la Venere di Botticelli, suscitando l’infinita ammirazione di Bond che le canticchia “Mango, Banana, Tangerine…”
GLI AMICI
Felix Leiter (Jack Lord)
Con quegli occhiali da sole a forma di mosca è irresistibile. Affianca Bond nella missione più pericolosa, lasciando fare tutto a lui.
Quarrel (John Kitzmiller)
Il pescatore della Giamaica ha un sesto senso per avvertire i guai. Purtroppo per lui James Bond non lo ascolta.
I FERRI DEL MESTIERE
Walter PPK
Sostituisce l’amata Beretta di Bond ma sa farsi valere quando è il momento di mostrare le sue peculiarità mortali.
L’inizio degli anni ‘80 coincide con l’uscita nelle sale di due opere che affrontano il tema del sesso da due angolazioni opposte suscitando...