venerdì 25 settembre 2020

AGENTE 007, MISSIONE GOLDFINGER (GOLDFINGER)

La prima di Agente 007, Missione Goldfinger avviene all'Odeon Leicester Square di Londra il 17 settembre 1964 in un clima di isteria collettiva. Migliaia di fan affollano il tappeto rosso e costringono la polizia e i fotografi a farsi da parte. Honor Blackman, l'attrice inglese che interpreta Pussy Galore, indossa dei gioielli da 6.5 carati e quando entra in sala è accolta da un'ovazione. Tutto questo prima ancora che qualcuno abbia visto il film.
L'avvento del 1964, in Inghilterra come negli Stati Uniti, è caratterizzato da sentimenti di shock, rabbia e paura, alimentati dall'omicidio di John Fitzgerald Kennedy, avvenuto per mano di Lee Harvey Oswald a Dallas, il 22 novembre 1963.
La cultura popolare muta rapidamente con l'esplosione del fenomeno musicale dei The Beatles e James Bond arriva a esemplificare tutti gli elementi di novità del nuovo anno. Egli è sessista, violento, moderno. È il simbolo della superiorità culturale dell'Occidente e rappresenta il baluardo supremo contro le idee totalitariste. È un agente segreto che è stato ammirato da JFK, un uomo moderno ma allo stesso tempo ancorato alla tradizione. Veste in modo impeccabile, è efficiente, di bell'aspetto, elegante ma anche brutale, un'icona della rivoluzione sessuale. 

Il Poster di Goldfinger

Con Agente 007, Missione Goldfinger i produttori si sforzano di creare un prodotto che possa avere successo in America. Contando sulla popolarità del romanzo, che ha venduto milioni di copie nel mondo, Saltzman e Broccoli decidono di puntare sul sicuro, mantenendo inalterata la trama del romanzo.
Il budget stanziato è di 3 milioni di dollari, esattamente la somma complessiva dei primi due episodi, rispettivamente 1 milione per Agente 007, Licenza di uccidere (Dr. No) e 2 milioni per Agente 007 Dalla Russia con amore (From Russia with Love).
Ma perché Agente 007, Missione Goldfinger ha un successo così fenomenale che lo farà diventare un classico del cinema popolare, nonché il prototipo di ciò che il pubblico si aspetta da un'avventura di 007? 
La risposta ha quattro spiegazioni: un nuovo regista; dei personaggi che si caratterizzano definitivamente; l'automobile più glamour del mondo; lo scagnozzo del cattivo, in apparenza invincibile.

Una scena di Goldfinger

Dopo il successo di Agente 007, Licenza d'uccidere (Dr. No) e Agente 007 Dalla Russia con amore (From Russia with Love) Terence Young pretende di affiancare alla produzione Saltzman e Broccoli, per diventare di fatto il terzo partner produttivo. I due tycoon non sono d'accordo e danno il benservito a Young. Il nuovo regista è Guy Hamilton, un inglese nato a Parigi nel 1922, figlio dell'addetto stampa dell'ambasciata britannica in Francia. Fin da adolescente il giovane è affascinato dal cinema e prima dello scoppio della seconda guerra mondiale passa sei mesi presso gli studi cinematografici di Nizza dove impara il mestiere. Al termine del conflitto diventa assistente di Carol Reed, partecipando alle riprese de Il terzo uomo (The Third Man), poi segue John Huston ne La Regina d'Africa (The African Queen). Quando è scelto per dirigere il terzo episodio della serie, Hamilton ha al suo attivo dieci film da regista, tra cui I due nemici (The Best of Enemies) con David Niven e il nostro Alberto Sordi.
Il nuovo regista esegue subito una serie di aggiustamenti allo stile della saga. Bond diventa più sofisticato, elegante e raffinato. Hamilton poi capisce che deve consolidare gli elementi ironici e umoristici del personaggio, inoltre incrementa l'elemento sessista e vuole che i set siano sempre più grandi, l'azione più elaborata e i gadget più spettacolari. È merito suo poi l'ingresso in scena di Desmond Llewelyn nei panni di Q. L'antagonismo che si crea tra lo scienziato inglese e la spia, infatti, è un marchio di fabbrica del nuovo regista. Per la parte di Goldfinger Saltzman e Broccoli scelgono il tedesco Gert Fröbe, notato in un thriller tedesco, Il mostro di Magendorf (Es geschah am hellichten Tag), nel quale l’attore è uno psicopatico serial killer. Il suo tirapiedi letale, Oddjob, è interpretato dall'hawaiano, campione di wrestler, Harold Sakata, una sorta di Golia invincibile. Per la prima volta il cattivo si sdoppia: anche questo diverrà un leit motiv della serie.
Il 20 gennaio 1964 il film inizia le riprese in Florida, a Miami. In seguito la troupe si sposta in Messico, in Svizzera e nel Kentucky.

Gert Frobe è Goldfinger

Felix Leiter, agente della CIA, raggiunge 007 in un lussuoso albergo di Miami per informarlo che M vuole che tenga d'occhio un certo Auric Goldfinger, residente nel suo stesso hotel. Bond scopre che il miliardario bara alle carte. La sua vittima è un ricco americano che Goldfinger spenna ogni giorno al tavolo verde, aiutato da una complice, la platinata Jill Masterson. Dal terrazzo della sua camera la ragazza scruta le carte del rivale con un cannocchiale e le comunica al malfattore tramite una radiotrasmittente. Goldfinger finge di essere sordo e può così ricevere tutte le informazioni tramite un auricolare. Bond scopre subito il trucco e costringe Goldfinger a perdere 15.000 dollari. Non pago, l'agente britannico invita Jill in camera sua per un rendez vous amoroso. Tuttavia il magnate non è tipo da accettare le umiliazioni e si vendica dello smacco facendo uccidere la ragazza dopo averla cosparsa di una vernice d'oro su tutto il corpo.
A Londra M spiega a Bond che Goldfinger è un trafficante d'oro. Il compito di 007 è quello di scoprire come riesca a contrabbandare fuori dal Regno Unito il metallo prezioso.
Prima di partire per la missione Bond incontra Q che gli illustra le meraviglie della sua nuova auto, una Aston Martin DB5, piena di congegni imprevedibili come dei rostri sulle quattro gomme, due mitragliatrici invisibili, un radar di navigazione e un bottone rosso sulla leva del cambio che permette l'espulsione del passeggero sgradito.
Bond incontra Goldfinger nel suo circolo del golf nel Kent e accetta di giocare una partita con lui. Anche durante l'incontro sportivo egli cerca di barare, aiutato dal fido Oddjob, un immenso coreano muto, dotato di una forza impressionante.
L'agente, poi, posiziona un rilevatore di posizione nella Roll Royce Phantom III di Goldfinger e lo segue fino in Svizzera. Durante il tragitto s'imbatte in Tilly Masterson, decisa a vendicarsi della morte della sorella Jill. Bond s'introduce nella fabbrica della Auric Enterprise e scopre che Goldfinger contrabbanda l'oro tramite la sua auto, il cui pianale è rivestito del metallo prezioso.
Il criminale, inoltre, sta ultimando i preparativi per una misteriosa operazione denominata Grande Slam. 
Tilly Masterson fa cadere la copertura di Bond attivando senza volerlo l'allarme della fabbrica. Dopo una rocambolesca fuga in auto, nella quale mette in azione tutti i congegni della DB5, Bond è fatto prigioniero mentre la ragazza è uccisa da Oddjob.
Intrappolato su un tavolo d'acciaio 007 rischia di essere fatto a pezzi da un letale raggio laser ma riesce a salvare la pelle bluffando. Egli, infatti, rivela a Goldfinger di essere a conoscenza dei dettagli dell'Operazione grande slam.
Dopo essere stato narcotizzato l'agente britannico si risveglia a bordo di un aereo privato, direzione Baltimora. Sul velivolo conosce Pussy Galore, un'avvenente compatriota bionda, pilota d'aereo.
Bond è prigioniero nella villa di Goldfinger in Kentucky. Il contrabbandiere ha convocato lì tutti i gangster più importanti della malavita americana per svelare il suo piano criminale. Egli vuole svaligiare Fort Knox, la maggiore riserva aurea americana. La sua intenzione è quella di eliminare 60.000 persone con un gas nervino rilasciato nell'aria da Pussy Galore e dalle sue aiutanti, alla guida di una flottiglia aerea. 
In realtà il piano del criminale è quello di rendere radioattiva l'intera riserva aurea statunitense che diventerebbe così inutilizzabile per 58 anni. In tale modo si decuplicherebbe il valore del suo oro. Bond rivela a Pussy il vero piano del suo boss. La ragazza, infatti, pensa di dover scaricare nell'atmosfera un innocuo gas soporifero. 
Il giorno dopo scatta l'operazione grande slam. Gli aerei di Pussy disperdono nell'aria il gas e Goldfinger coi suoi scagnozzi riesce a entrare dentro Fort Knox. Quello che il criminale ignora è che il gas nervino è stato sostituito da un innocuo fumo e così si ritrova a fronteggiare l'esercito americano. Dopo un violento scontro a fuoco i militari riescono a riprendersi Fort Knox mentre Goldfinger, travestito da generale, fugge. Bond affronta Oddjob e lo sconfigge, riuscendo a disinnescare una bomba soltanto sette secondi prima che esploda.
Tutto sembra essere andato per il meglio ma mentre è in aereo, direzione Washington, per incontrare il Presidente degli Stati Uniti, l'agente scopre che a bordo si è introdotto Goldfinger. Durante una colluttazione uno sparo provoca la depressurizzazione del velivolo e il criminale è risucchiato nell'atmosfera.
L'aereo precipita nell'oceano ma Bond e Pussy si salvano lanciandosi con i paracadute. Ora possono godersi il loro meritato riposo al riparo da occhi indiscreti...

Pussy Galore

Agente 007, Missione Goldfinger è dunque il film che stabilisce le regole narrative della saga. In 112 minuti ritmati con magistero da Guy Hamilton, grazie al montaggio di Peter Hunt, assistiamo a uno spettacolo d'azione esemplare dove tutti gli elementi del genere si miscelano alla perfezione. Dal teaser d'apertura, ai titoli di testa filmati da Robert Brownjohn, alla musica di John Barry, tutto concorre alla realizzazione di uno spettacolo pirotecnico, ineccepibile dal punto di vista della messa in scena, interpretato da un cast eccellente. Sean Connery è ormai a suo agio nel ruolo e lo svolge con la dovuta sicurezza, iniettando nel suo Bond una dose di ironia che il personaggio di carta fleminghiano non possedeva. Gert Fröbe è un Goldfinger che fa da prototipo per tutti i cattivi della serie: ricco e geniale. Un megalomane, disposto a tutto pur di raggiungere il suo scopo. L'aspetto sessuale è molto forte, accentuato nell'immaginario dalla scelta di mostrare Jill Masterson nuda, soffocata dalla vernice d'oro. Una decisione audace che occupa le copertine di importanti riviste americane, quali Life, e amplifica la curiosità pruriginosa dell'epoca. Un altro elemento di scandalo è costituito dal nome della Bond Girl, Pussy Galore (in inglese Pussy è sinonimo malizioso del sesso femminile), nel libro omosessuale, anche se nel film tale elemento di caratterizzazione è eliminato.
La United Artists decide di fare uscire il film simultaneamente in tutto il Regno Unito, rivoluzionando così la sua politica distributiva. Dopo la prima settimana di programmazione Agente 007, Missione Goldfinger incassa 200.000 sterline, frantumando tutti i record d'incasso del cinema britannico. Il totale dei proventi a fine sfruttamento della pellicola è pari a 125 milioni di dollari, una cifra stratosferica per l'epoca. Il successo del film rilancia nelle sale anche i precedenti due episodi che incassano cifre da capogiro.
Paradossalmente, l'unica persona che non può assistere alla nascita di questo fenomeno culturale di massa è proprio il suo creatore. Ian Fleming, infatti, muore per un attacco cardiaco poche settimane prima dell'uscita del film, il 12 agosto 1964, all'età di 56 anni.



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venerdì 18 settembre 2020

80 VOLTE ARGENTO

Quando nell’inverno del 1977 andai alla prima di Suspiria, al cinema Metropolitan di Roma, due furono le cose che mi travolsero dal punto di vista emotivo: la violenza primordiale del film e l’utilizzo ossessivo della musica. Leggenda vuole che i primi giorni di programmazione Dario Argento in persona avesse supervisionato l’impianto sonoro e il conseguente volume dei decibel in proiezione. Una cosa è certa: al termine della proiezione si usciva scossi, consapevoli di avere vissuto un’esperienza viscerale. Suspiria rappresenta l’apice della carriera di Argento, un film dalla struttura astratta, che rielabora in modo geniale gli archetipi del passato con la modernità narrativa degli anni ‘70. La pellicola rappresenta un punto inarrivabile nella filmografia argentiana.

Dario Argento

Dario Argento nasce il 7 settembre del 1940 a Roma. Come egli stesso racconta nella sua autobiografia Paura, edita da Einaudi, il piccolo Dario cresce nel mito del cinema. Sua madre, infatti, è la fotografa di dive Elda Luxardo, sorella dell'ancora più celebre Elio. Ancora adolescente, Dario passa le sue giornate nello studio della madre, restando affascinato dalle figure femminili, dalla cura per il dettaglio, dal gusto per l'illuminazione, dalle lunghe sedute per il trucco. La sua carriera scolastica è altalenante. Il giovane, infatti, abbandona gli studi di liceo classico e si reca a Parigi dove resta per un anno passando gran parte del suo tempo alla Cinémathèque, studiando i classici del passato e ammirando la nouvelle vague. Tornato in Italia inizia a lavorare come critico per il quotidiano Paese Sera fino a quando ha l’occasione di collaborare alla stesura di alcune sceneggiature di genere, tra le quali spiccano Metti una sera a cena di Giuseppe Patroni Griffi, Lei è favorevole o contrario di Alberto Sordi ma soprattutto C’era una volta il west di Sergio Leone, scritto insieme a un giovane Bernardo Bertolucci.

Una scena de L'uccello dalle piume di cristallo

Nel 1970 Argento ha l’idea per un thriller dall’ambientazione italiana. Ispirato al romanzo di Fredric Brown La statua che urla, L’uccello dalle piume di cristallo è un giallo che ha come protagonista uno scrittore americano, testimone involontario di un tentato omicidio, coinvolto suo malgrado in una interminabile catena di delitti. Terminato il lavoro di scrittura, Argento propone la sceneggiatura a vari produttori incontrando molte difficoltà. Il padre, Salvatore, decide allora di fondare, insieme al secondogenito Claudio, una casa di produzione, la Seda Spettacoli, con la quale produce il film. 
La lavorazione è subito caratterizzata da un approccio originale dal punto di vista visivo. Come direttore della fotografia Argento sceglie il giovane Vittorio Storaro, diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, che dà al film un look gelido, in una Roma atipica, fatta di grandi spazi desolati e di interni decadenti. Come interprete principale, nella parte dell’americano Sam Dalmas, Argento seleziona Tony Musante, mentre nella parte della sua fidanzata Giulia la scelta ricade sull’affascinante Suzy Kendall. I rapporti con Musante sono però a dir poco conflittuali. L’impostazione Actor Studio dell’attore mal si concilia con le idee del regista, più concentrato sull’aspetto estetico del film. Alle proiezioni dei primi giornalieri Goffredo Lombardo, tycoon della Titanus, casa di distribuzione del film, chiede la sostituzione di Dario alla regia, ritenendolo inadatto al ruolo. Il padre, però, tiene duro, e Argento può così concludere le riprese del film. A musicare l’opera il neo regista chiama l’affermato Ennio Morricone (al suo attivo ha già le colonne sonore dei film di Sergio Leone) che per l’occasione compone una partitura dodecafonica di grande impatto sonoro.
L’uccello dalle piume di cristallo esce nelle sale nel febbraio del 1970 e all’inizio è caratterizzato da un disinteresse generale, sia a Milano che a Roma. Goffredo Lombardo è rassegnato all’insuccesso ma non così Salvatore Argento che spinge per fare uscire il film a Firenze dove, inaspettatamente, diventa uno dei più visti. Grazie al passaparola, la pellicola ha una seconda distribuzione nelle principali capitali italiane e diventa uno dei più grandi successi dell’anno, riuscendo ad essere venduto in tutto il mondo, Stati Uniti compresi, dove la pellicola diventa il maggior hit per un film europeo.

Una scena de Il gatto a nove code

Confortato dal trionfo tanto sofferto quanto inatteso, Dario si mette subito al lavoro e, grazie all’intervento dei produttori americani della National General, chiude in poche settimane il soggetto de Il gatto a 9 code, un nuovo giallo, simile nell’impianto al precedente lavoro, stavolta però ambientato a Torino, una città che nel corso della filmografia argentiana risulterà determinante. Ne Il gatto a nove code Il giornalista Carlo Giordani (James Franciscus, imposto dal produttore americano e reduce dal successo de L’altra faccia del Pianeta delle scimmie) e l'anziano enigmista non vedente Franco Arnò (Karl Malden, già interprete prediletto di Elia Kazan), indagano sulla strana morte del dott. Calabresi, un genetista morto in un misterioso incidente alla stazione ferroviaria. Inizia così una ricerca che porterà nuovi delitti e un inaspettato finale.  Due sono gli elementi distintivi del film: i delitti, resi ancora più brutali, e l’ambientazione di cui abbiamo già detto. Ancora una volta la colonna sonora è del maestro Morricone che stavolta propone un commento musicale nel quale il jazz è predominante. Il gatto a nove code è meno coeso de L’uccello dalle piume di cristallo ma si rivela un ottimo successo di pubblico, confermando Dario Argento nell’empireo dei nuovi registi italiani. E’ un periodo d’oro per il cinema nostrano e i primi due lungometraggi di Argento danno il via a un nuovo genere, il thriller all’italiana, che nel corso di un decennio proporrà decine di pellicole sul tema. 

Una scena di 4 mosche di velluto grigio

Nell’estate del 1971 Argento torna sul set per dirigere il terzo capitolo di quella che sarà poi chiamata la trilogia degli animali. 4 mosche di velluto grigio è ancora una volta un thriller in cui la ricetta già sperimentata nelle due pellicole precedenti raggiunge la sua forma più compiuta dal punto di vista sia stilistico che narrativo.  Stavolta il protagonista è un batterista Roberto Tobias (interpretato dal dimenticabile Michael Brandon), perseguitato da uno stalker che una sera uccide accidentalmente. Ricattato da una persona che ha il volto nascosto da una maschera carnevalesca, Tobias cerca di capire insieme alla moglie Nina (l’affascinante Mimsi Farmer)  il perché di quella persecuzione. Sulle sue tracce troverà molteplici vittime ma alla fine la scoperta sarà inaspettata.  La pellicola è girata principalmente all’EUR, quartiere di Roma utilizzato già da Antonioni ne L’eclisse, e che ben si presta alle atmosfere raggelanti del film. Secondo uno schema già consolidato la città è una metropoli costruita assemblando alcuni quartieri di Roma a quelli di Torino. La messa in scena, ancora una volta irrobustita dalla colonna sonora di Ennio Morricone, è caratterizzata da un’inventiva delirante che culmina con la rocambolesca morte dell’assassino, decapitato in un incidente di macchina.Anche stavolta Argento fa centro e ottiene un riscontro di pubblico che lo incorona come il genio del brivido all’italiana.

Una scena di Profondo Rosso

Profondo rosso del 1975 è l’apice della prima fase di carriera di Dario Argento. Il passaggio dal thriller all’horror si fa netto con la storia del giovane pianista di jazz Marc Daly (interpretato da David Hemmings, attore feticcio di Antonioni in Blow Up), testimone involontario dell’orribile delitto di una sensitiva, e coinvolto in una tremenda sequela di omicidi. In questo film Argento ribadisce il suo interesse estetico, quasi morboso, per la morte. I momenti climax di Profondo rosso, infatti, risiedono nella fantasiosa messa in scena degli assassinii che culminano con l’apparizione, immotivata dal punto di vista narrativo ma efficace dal punto di vista emotivo, di una bambola meccanica animata. Sceneggiato con la collaborazione di Bernardino Zapponi, Profondo rosso ribadisce la maestria visiva di Argento ed è un pirotecnico giallo con venature orrorifiche su cui svetta la fotografia di Luigi Kuveiller e la musica del gruppo progressive romano Goblin, capitanata da Claudio Simonetti. La celebre melodia del film è ispirata alla musica di Mike Oldfield per L’Esorcista, uscito nelle sale romane soltanto 5 mesi prima. Ancora una volta è Torino la città prescelta dal regista romano, con le sue strade deserte e la celebre villa del bambino urlante, vera co protagonista del film in una delle sequenze più celebri che vede il nostro eroe alla ricerca della verità. Il film terrorizza milioni di spettatori con la sua violenza estrema e il suo uso della suspense e risulta il maggior successo commerciale di Argento.
All'uscita la stampa non riserva giudizi benevoli. Sui grandi quotidiani raramente il film è recensito dal critico titolare. Su La Stampa Leo Pestellii scrive che il film “non aggiunge molto ai precedenti L'uccello dalle piume di cristallo e Quattro mosche di velluto grigio; anzi fa sospettare di un'ispirazione stanca, convertita in ricetta” e lo accusa di ricorrere a «motivi di Grand Guignol», pur riconoscendo “indubitabile la finezza del lavoro registico, del trapunto delle immagini e dei suoni su un canovaccio che disgraziatamente non provoca eccessivo sussulto.” Interessante la recensione di Tullio Kezich, all’epoca recensore di Panorama; “se Argento si proponeva di diventare l’Hitchcock italiano, a questo punto dovrebbe riflettere sulla distanza che separa Profondo rosso da un film come Psycho”. Dopo aver definito Argento «incerto», il futuro critico di Repubblica e del Corriere aggiunge: “A rigor di logica, o di psicologia criminale, il suo giallo fa acqua da tutte le parti” ed elenca, come difetti “situazioni incongrue, pallidi tentativi di giallo rosa nei duetti fra Hemmings e Daria Nicolodi [la protagonista femminile] e una superdose di efferatezze che a Hitchcock sarebbero bastate per dieci film”. Nel corso degli anni il giudizio è destinato a mutare e oggi Profondo Rosso è ritenuto uno dei migliori film del regista romano.

Una scena di Suspiria

E arriviamo così a Suspiria, capolavoro indiscusso, un’apoteosi visiva straordinaria coadiuvata dalla musica ossessiva e ammaliante dei Goblin. Ispirato al romanzo Suspiria De Profundis di Thomas de Quincey il film è una fiaba ambientata in una Friburgo gotica. La ballerina Suzy Benner (l’attrice Jessica Harper, già protagonista de Il fantasma dell’Opera di Brian De Palma) arriva dall’America per entrare nella prestigiosa Accademia di danza e si ritrova coinvolta in una serie di eventi incomprensibili che mietono vittime intorno a lei. Dopo avere indagato sulle morti inspiegabili, Suzy scopre che la scuola è la sede di una setta di streghe capitanata dalla terribile Madre Tenebrarum. Suspiria è il film più radicale di Argento, quello in cui la trama diventa un mero pretesto per mettere in scena una serie di quadri visivi in cui prevalgono i toni accesi del rosso, del blu, del verde e del giallo. Per realizzare queste inquadrature Argento si avvale della preziosa collaborazione di Luciano Tovoli che per l’occasione recupera la pellicola Technicolor e adotta delle ingegnose soluzioni visive, grazie anche all’utilizzo delle lenti anamorfiche e delle luci ad arco davanti alle quali sono poste stoffe colorate al posto delle comuni gelatine, dando l’impressione che i colori siano gettati come vernice sui volti degli attori. La violenza efferata è presente fin dall’inizio, Argento, dopo avere visto il remake raffinato di Luca Guadagnino, dichiara che il suo Suspiria è a confronto un film selvaggio. 
Uscita in Italia il 1 febbraio del 1977 la pellicola è accompagnata da critiche contrastanti. Giovanni Grazzini sul Corriere della sera scrive: “Una laurea honoris causa in tecnologia degli spaventi. Dario Argento non merita niente di meno per un film che probabilmente farà epoca nel cinema della pelle d'oca” Tullio Kezich, invece, nel suo libro i Mille film - Cinque anni al cinema 1977-1982 stronca la pellicola sostenendo che il regista stia diventando ripetitivo. Morando Morandini, infine, critica il disinteresse di Argento per la logica narrativa. 
La pellicola ha successo in Italia, piazzandosi all'11º posto degli incassi della stagione cinematografica 1976-77 anche se non raggiunge i risultati commerciali del precedente Profondo rosso.
Il successo di Suspiria è, invece, indiscutibile all’estero (soprattutto in Francia, Germania, Giappone, Stati Uniti e Regno Unito, e rende Dario Argento una star del cinema internazionale.

Dario Argento sul set

Dopo Suspiria, Argento realizza delle opere nelle quali dimostra un sostanziale disinteresse per la trama, a favore di una destrutturazione filmica che, pur confermando il suo talento visivo, pensiamo soprattutto a Inferno (sequel di Suspiria) o Opera, raggiunge anche punte di comicità involontaria. Ne è causa la totale assenza di logica per gli avvenimenti che portano alle scene d’orrore. Il paradosso è che, mancando le motivazioni (pur all’interno di un genere come l’horror dove vige la sospensione dell'incredulità), lo spettatore è più annoiato che spaventato dalle magistrali invenzioni visive che rimangono così uno sterile esercizio di stile. Questa deriva, purtroppo, ha portato a risultati non sempre all’altezza delle aspettative. Dagli ancora ottimi Tenebre (1982) e Phenomena (1985), ai discreti Trauma e Non ho sonno, fino agli imbarazzanti La terza madre (terzo capitolo della  trilogia sulle streghe) e Dracula. A 80 anni appena compiuti Dario Argento sta per tornare sul set con un nuovo thriller Occhiali neri. Scritto insieme a Franco Ferrini,  il film è incentrato su una prostituta e un orfano in cerca di un pericoloso assassino a Venezia. Inutile dire che lo attendiamo con ansia.




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domenica 6 settembre 2020

James Bond Legacy. Parte 2. AGENTE 007 DALLA RUSSIA CON AMORE (FROM RUSSIA WITH LOVE)

Nell’estate del 1963, mentre la troupe è al lavoro sul set di Dalla Russia con amore (From Russia With Love) la guerra fredda impazza. Sono passati poco meno di otto mesi dalla crisi dei missili a Cuba. Dopo la questione dei missili sovietici, installati nell’isola caraibica e direzionati verso la Florida, smantellati dopo sei giorni di drammatiche trattative, gli Usa e l’Urss hanno installato una linea telefonica diretta per le comunicazioni, proprio per evitare una nuova crisi internazionale. All’inizio di luglio l’ex agente britannico Kim Philby, scomparso a gennaio a Beirut, dove si trovava come corrispondente per il London Observer,  e cacciato dall’MI6 nel 1955 con l’accusa di fare il doppio gioco al servizio dei sovietici, attraversa la cortina e fugge a Mosca, diventando un agente del KGB.
Licenza di uccidere (Dr. No) non è ancora uscito nelle sale statunitensi ma la United Artists, sulla base degli incassi ottenuti in Gran Bretagna, Francia e Germania, decide di produrre una nuova avventura di James Bond, stanziando il doppio del budget necessario per il primo film. Anche ammesso che la nuova pellicola non incassi un centesimo il film sarebbe in attivo con i soli introiti già ottenuti da Licenza di uccidere.
Il primo compito dei produttori è quello di cercare la nuova compagna d’avventure di 007. Dopo avere fatto esordire la splendida Ursula Andress nel ruolo di Honey Rider per il ruolo di Tatiana Romanova i produttori vogliono una ragazza che abbia un tratto slavo. Dopo centinaia di provini la produzione sceglie la ventenne top model italiana Daniela Bianchi, annunciata alla stampa nel 1963 con la roboante definizione di nuova Greta Garbo. 
La produzione si rivela un incubo. A Istanbul non funziona niente e la scena finale, che prevede un inseguimento coi motoscafi, deve essere rigirata in Scozia. Come se non bastasse Daniela Bianchi ha un incidente di macchina e subisce delle ferite al volto che ritardano le riprese.

Il Poster originale di From Russia With Love


La SPECTRE (acronimo di SPecial Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion) e il suo leader Ernst Stavro Blofeld architettano un piano perfetto per rubare il prezioso decodificatore sovietico Lektor. Rosa Klebb, numero 3 dell’organizzazione ed ex capo della temibile SMERSH russa, ha l’incarico di coordinare l’operazione. Per raggiungere l’obiettivo ella si avvale della collaborazione di Donald Grant, uno spietato killer, e dell’avvenente caporale Tatiana Romanova. Quest’ultima, di stanza presso l’ambasciata sovietica di Istanbul, utilizza ogni giorno il Lektor ed è incaricata dalla Klebb di circuire l’agente britannico James Bond che, secondo il suo disegno, dovrà rubare il marchingegno, ignaro di lavorare per conto della SPECTRE, la quale al momento opportuno se ne impossesserà. La Romanova offre in una missiva i suoi servigi all’MI6 di Londra ma esige di consegnare il Lektor solo a 007 del quale dichiara di essersi innamorata. M intuisce che si tratta di una trappola ordita dai russi, ma accetta l’offerta della Romanova mettendo in guardia Bond dai pericoli che l’attendono.
A Istanbul l’agente entra in contatto con Kerim Bey, il suo aiutante sul campo. Bey è un uomo straordinario, con un appetito sessuale sfrenato, ha molti figli, tutti al suo servizio, e conosce la capitale turca come pochi. Con il suo aiuto 007 entra in contatto con dei gitani che lo aiutano a sventare un tentativo di omicidio perpetrato dai russi ai suoi danni. Dopo essersi trovato la Romanova nuda e compiacente nel letto del suo albergo (ignorando di  essere filmati da Klebb e Grant nella loro alcova d’amore) Bond organizza il recupero del Lektor. Con una rocambolesca azione all’interno dell’ambasciata sovietica l’agente inglese recupera il decoder e sale sull’Orient Express, direzione Trieste. Nei vagoni si cela un agente sovietico, assassinato da Grant, anch’egli sul treno. In seguito è lo stesso Kerim Bey ad essere brutalmente ucciso dal killer della SPECTRE. 
Bond viene contattato da Grant, spacciatosi per un agente britannico giunto sul treno per ordine di M con l’incarico di scortarlo a Trieste. 007 cade nella trappola e quando si accorge dell’inganno è troppo tardi: Grant lo percuote e minacciandolo con la pistola gli rivela la sua vera identità e il piano della SPECTRE. Dopo una colluttazione brutale Bond uccide Grant. Sceso dal treno con la ragazza deve affrontare un elicottero che cerca di eliminarli poi, in una pericolosa fuga in motoscafo, fa esplodere le tre barche della SPECTRE che gli stanno alle calcagna.
Giunto a Venezia, l’uomo pensa di avere terminato la missione ma c’è ancora un ostacolo da superare. Rosa Klebb lo attende nella sua camera d’albergo per ucciderlo ma non ha fatto i conti con la Romanova che, oramai innamorata di Bond, corre in aiuto del suo amante uccidendo l’ex agente sovietico.
In una gita in gondola 007 si gode il meritato riposo in compagnia della Romanova, non prima di avere gettato in mare il filmino in super 8 che lo ritrae nelle sue imprese amorose.

Sean Connery e Daniela Bianchi

La sceneggiatura di Richard Maibaum e Joanne Harwood rielabora con perizia il libro di Fleming. Il cambiamento principale risiede nell’avere introdotto la SPECTRE, assente nel romanzo. Con l’avvento della guerra fredda Saltzman e Broccoli decidono, infatti, che il vero nemico di 007 non deve essere la Russia bensì l’organizzazione criminale internazionale destinata ad apparire in altri romanzi di Fleming (Thunderball su tutti) ma non in questo.
Il copione si allontana dagli elementi di fantascienza presenti in Licenza di uccidere e diventa un solido spy movie nel quale Bond per la maggior parte della storia non capisce cosa stia accadendo. Il cuore del racconto resta tuttavia fedele all’azione fleminghiana e si avvale di una splendida messa in scena di Terence Young che utilizza al meglio le esotiche location.
Per la prima volta assistiamo all’arrivo dei gadget, un elemento portante di tutta la saga. L’ingresso di Q (interpretato per ben 16 episodi dal britannico Desmond Llewelyn) da il via alla sequela pirotecnica di armi segrete. In questo caso trattasi di una ventiquattr’ore fornita di tasche segrete che celano sovrani d’oro, due pugnali, un silenziatore, munizioni e una tavoletta di gas lacrimogeno. Dalla Russia con amore è zeppo di gadget: dal filo d’acciaio all’interno del Rolex di Donald Grant, utilizzato per strangolare i malcapitati, al pugnale avvelenato nascosto nella scarpa di Rosa Klebb, fino al periscopio installato da Kerim Bey nelle fogne di Istanbul per spiare l’ambasciata sovietica. Lo stesso decoder Lektor è un gadget. Bond non prende mai sul serio questi arnesi, creati per facilitargli la missione, ma all’occorrenza li usa in modo imprevedibile. La nascita e l’uso dei gadgets nei film di 007 è lo specchio della società globale e della sua passione per le tecnologie.

Robert Shaw è lo spietato Donald Grant

Agente 007 Dalla Russia con amore resta tutt’oggi uno dei capitoli cinematografici più azzeccati della saga. La formula narrativa è ancora acerba ma iniziano a vedersi alcuni capisaldi quali il prologo e l’epilogo, che diverranno ben presto i marchi di fabbrica della Bond legacy. 
Nella riuscita del progetto ha una grande importanza il montaggio di Peter Hunt che porta lo spettatore dentro la scena, come nello scontro nel campo dei gitani, oppure nel combattimento tra Grant e Bond all’interno dell’Orient Express. La caccia a Bond con l’elicottero, infine, è chiaramente ispirata a Intrigo Internazionale (North by Northwest) di Alfred Hitchcock. Anche la scelta di utilizzare un teaser prima dei titoli di testa è un’idea narrativa di Terence Young e Peter Hunt, stimolata da Harry Saltzman per evidenziare la pericolosità del villain che il protagonista dovrà affrontare. Un altro elemento di novità è la colonna sonora. Broccoli e Saltzman sono rimasti impressionati dall’arrangiamento del tema musicale di Monty Norman orchestrato da John Barry e decidono di affidare a quest’ultimo il commento musicale.
Il cast, infine, è superbo: Sean Connery ormai appare a suo agio nei panni della spia inglese, risoluto, brutale ma anche romantico all’occorrenza. Daniela Bianchi, al suo esordio cinematografico, è una sontuosa Bond Girl, mentre Pedro Armendariz è l’irresistibile Kerim Bey. Perfetti poi i cattivi: l’inglese Robert Shaw è il gelido Grant, mentre l’austriaca Lotte Lenya è la sgradevole Rosa Klebb che tenta a modo suo di concupire la Romanova in una scena di seduzione inquietante.

Sean Connery e Daniela Bianchi nel finale a Venezia

Le anteprime per la stampa sono molto positive e tutti gli specialisti del settore prevedono un grande successo per il film. La prima avviene il 10 ottobre del 1963 nel più lussuoso cinema inglese, l’Odeon Leicester Square. Alla fine della settimana Dalla Russia con Amore ha già incassato 14.528 sterline, vendendo tutti i biglietti disponibili per gli spettacoli. La prima settimana di programmazione in tutto il Regno Unito ne fa il successo commerciale più grande di tutti i tempi.
L’8 aprile del 1964 Dalla Russia con Amore esce in 30 cinema di New York, incassando 460.000 dollari nella prima settimana. Alla fine del mese il film ha già superato il milione di dollari.
Le recensioni sono tutte entusiastiche e alla fine dello sfruttamento commerciale relativo alla prima uscita gli incassi nel mondo ammontano a circa 28 milioni di dollari, una cifra più che considerevole che illumina il futuro di Bond, decisamente roseo…

I CATTIVI

Ernst Stavro Blofeld (Anthnoy Dawson)
È il villain per antonomasia, la nemesi di James Bond. Architetta piani diabolici per dominare il mondo.

Rosa Klebb (Lotte Lenya)
Una perfida sado maso dedita al male.

Donald Grant (Robert Shaw)
Un killer spietato che ama torturare e strangolare le sue vittime.

Krilencu (Fred Haggerty)
Un bulgaro, famoso oltre cortina per i suoi servigi all’Unione Sovietica.

LE BOND GIRLS
Tatiana Romanova (Daniela Bianchi)
La conturbante russa fa perdere la testa a 007.

Sylvia Trench (Eunice Gayson)
La prima Bond girl della storia, sedotta nelle prime inquadrature di Licenza d’uccidere, torna a flirtare con Bond.

GLI AMICI
Kerim Bay (Pedro Armendariz)
Leale e generoso, perde la vita in missione per difendere Bond.

I FERRI DEL MESTIERE
Valigetta 24 ore: contiene 24 sovrani d’oro, due pugnali, gas lacrimogeno,  un silenziatore e munizioni varie. Macchina fotografica: al suo interno cela un sofisticato registratore a nastro.

CURIOSITÀ

La sequenza d’apertura inizialmente era stata montata più avanti. Fu il montatore Peter Hunt (poi regista di Al servizio segreto di Sua Maestà) a decidere di posizionarla all’inizio come teaser dando il via alla tradizionale scena d’apertura destinata a divenire un leit motif narrativo ricorrente.

Per girare il brutale combattimento tra Grant e Bond ci vollero ben tre settimane di riprese.

La scena d’amore tra Sean Connery e Daniela Bianchi suscitò le proteste della censura britannica che contestò il voyerismo della sequenza esigendo bruschi tagli in sala di montaggio.

Questo è il primo film in cui nei titoli di coda appare la scritta James Bond tornerà in… Una tradizione destinata a restare fino a Octopussy

La title track From Russia With Love, interpretata da Matt Monro, è stata la prima a ottenere una nomination al Globo d’Oro quale migliore canzone del 1963.

Per Sean Connery questo è il miglior film dei sei da lui interpretati.

La pellicola segna la prima apparizione sullo schermo di Ernst Stavro Blofeld, interpretato da Anthony Dawson (anche se il suo nome non è accreditato nei titoli) che in Agente 007, Licenza di uccidere aveva la parte del Prof. Dent. Dawson interpreterà Blofeld anche in Agente 007, Operazione Tuono.


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Aggiornamenti ogni lunedì.

martedì 1 settembre 2020

AGENTE 007, LICENZA DI UCCIDERE (DR. NO)

Il 31 dicembre del 1959, il creatore di James Bond, lo scrittore Ian Fleming, saluta l’inizio degli anni ’60 andando al cinema a vedere uno spy movie, Il nostro agente all’Avana (Our Man in Havana), tratto dal romanzo omonimo di Graham Greene. Il giorno dopo Fleming concede un’intervista alla BBC nella quale discute del film. Appena due anni dopo, l’agente segreto creato dallo scrittore inglese troverà la sua consacrazione sullo schermo con un attore scozzese sconosciuto e trasformerà l’intero genere spionistico, creando la più longeva serie nella storia del cinema e ridefinendo la nozione globale di spionaggio.
Perché 007 diventa un simbolo della decade?
L’Occidente negli anni ’60 è alla ricerca di un nuovo eroe per una nuova generazione e la sua ideologia è in pericolo. Dopo una quindicina d’anni di guerra fredda si fa strada l’idea che il comunismo possa davvero attecchire in tutto il mondo. Quello di cui l’Occidente ha bisogno è un’icona che difenda i propri valori, per quanto complessi e confusi essi siano. Esiste qualcuno che possa mettere ordine nel caos globale del mondo, spezzando così il nodo gordiano della politica internazionale?
Per i produttori Albert Broccoli e Harry Saltzman la risposta è affermativa: quella persona è James Bond.

Il Poster del Dr No.

Nella primavera del 1961 il produttore canadese Harry Saltzman acquisisce i diritti per le trasposizioni cinematografiche dei romanzi di Ian Fleming. L’accordo prevede un’opzione su tutti i titoli già pubblicati e su quelli futuri. In cambio a Fleming è assicurata una percentuale sugli incassi delle pellicole. Tuttavia montare anche una sola pellicola dai lavori dello scrittore britannico si rivela più arduo del previsto. Saltzman, infatti, non riesce a trovare nessun investitore. Nello stesso momento, anche il produttore Albert Broccoli tenta di ottenere i diritti letterari dei romanzi di Fleming. Quando viene a conoscenza del fatto che Saltzman lo ha preceduto è scettico sul da farsi. Reduce da una coproduzione con Irving Allen, Broccoli vorrebbe l’esclusiva sui diritti dei libri ma Saltzman è irremovibile e si rifiuta di cederli. Alla fine Broccoli accetta di entrare in partnership con il canadese per coprodurre un film. Insieme i due volano negli Stati Uniti e il 20 giugno del 1961 incontrano Arthur Krim, Presidente della United Artists. In meno di un’ora i tre raggiungono un accordo. La United Artists produrrà il primo film della serie, Thunderball, per un budget di 1 milione di dollari. Thunderball è quindi il titolo scelto per inaugurare le gesta cinematografiche della spia inglese, Sfortunatamente, però, il romanzo è oggetto di una vertenza legale che coinvolge Kevin McClory, Jack Whittingam e lo stesso Fleming. Anni prima McClory e Whittingam hanno partecipato alla stesura di una sceneggiatura cinematografica, mai prodotta per lo schermo. Fleming nel frattempo ha utilizzato lo script per scrivere un nuovo romanzo, utilizzando la trama senza menzionare i due partner nei crediti. Ne è sorta una querelle che blocca il titolo nelle aule dei tribunali inglesi. Con pragmatismo Saltzman e Broccoli dirottano la loro attenzione su Dr. No.
I produttori sono convinti che il regista del film debba essere un inglese. Dopo avere contattato Guy Hamilton, Guy Green, Ken Hughes e Bryan Forbes la scelta cade su Terence Young, aristocratico regista, celebre per i suoi gusti sopraffini in fatto di moda, cibo e belle donne. Young ama a tal punto viaggiare che se deve scegliere tra due progetti, indipendentemente dal valore artistico del copione, preferisce quello ambientato nel posto più esotico.
Per il ruolo di Honeychile Ryder, la Bond girl del film, Saltzman e Broccoli scritturano senza provino la sconosciuta Ursula Andress, dopo averla vista in una foto nella quale è ritratta con una maglietta bagnata dalla quale si intravede il procace seno. La Andress, all’epoca sposata con il fotografo di dive John Dereck, non è interessata al cinema e accetta la proposta dei producers solo dopo l’energico consiglio di Kirk Douglas, amico di famiglia.
Nei panni del Dr. No Ian Fleming, che si è ispirato al dr. Fu Manchu nel descriverlo, vorrebbe suo cugino Christopher Lee che però declina l’invito. In seguito Fleming propone il ruolo al commediografo Noel Coward che risponde all’autore con un telegramma divenuto celebre: “Dr. No? No! No! No!”. Alla fine la produzione ripiega su Joseph Wiseman, attore di origini canadesi con un’esperienza teatrale importante.

La prima apparizione di Sean Connery nei panni di James Bond

Resta da compiere la scelta più importante, quella relativa al protagonista.
Saltzman e Broccoli effettuano centinaia di audizioni alla ricerca del volto giusto e alla fine scelgono lo sconosciuto Sean Connery, dopo averlo visto nel non apprezzabile Danny O’Gill e il re dei folletti. Connery è quindi convocato per un rapido provino nel quale l’interprete, di origini scozzesi, a prima vista appare l’antitesi di Bond. Innanzitutto ha un pesante accento del nord, incompatibile con un impeccabile inglese, inoltre è rozzo nei modi, non sa stare a tavola e cammina, parola di Broccoli, come una pantera nella giungla. A suo favore però ha una forte mascolinità, rafforzata da un fisico possente. Connery, inoltre, ha appena partecipato a Miss Universo ed è stato definito dalle riviste di costume uno degli uomini con più sex appeal del Regno Unito. Alle donne piace moltissimo: la stessa moglie di Broccoli, Dana, conferma questa opinione lusinghiera al marito.
Quando Fleming viene a conoscenza della scelta effettuata dai due produttori trasale. Ha immaginato il suo Bond interpretato da David Niven o Cary Grant, adesso si trova di fronte a un anonimo scozzese. Eppure Terence Young riesce nell’impresa di plasmare l’attore. Facendogli cucire a Savile Row dei vestiti dal taglio impeccabile e insegnandogli le buone maniere ne plasma una sorta di suo alter ego.
La prima scena girata da Connery nei panni di Bond avviene all’aeroporto di Kingston il 16 gennaio 1962, mentre la prima sequenza ai Pinewood Studios risale al 26 febbraio. Il 30 marzo dello stesso anno si concludono le riprese.

A Kingston, in Giamaica, l’agente Strangways e la sua segretaria sono assassinati da tre loschi figuri. A Londra, la sezione MI6 dei servizi segreti britannici riferisce al suo capo M di non avere più notizie dal suo agente ai Caraibi. Questi perciò incarica James Bond (in codice 007, il doppio zero conferisce la licenza di uccidere alla spia), di recarsi a Kingston per indagare.
Bond è un tipo rude, ama il gioco d’azzardo, le donne e non si separa mai dalla sua Beretta d’ordinanza. Tuttavia è rimasto ferito in una missione e M gli ordina di sostituire l’arma con la più efficiente Walter PPK. 
Giunto in Giamaica, l’agente si trova subito nei guai: una cinese cerca di fotografarlo appena arrivato all’aeroporto e un falso autista tenta (inutilmente) di farlo fuori. Recatosi dal Governatore dell’isola, Bond chiede lumi sulle amicizie di Strangways. Viene a sapere che quest’ultimo frequentava al club un tale professor Dent, di professione geologo. Strangways aveva chiesto allo scienziato una consulenza su alcune pietre recuperate nella piccola isola di Crab Key, di proprietà del misterioso Dr. No. Bond scopre che su quel personaggio sta indagando anche la CIA con il suo agente Felix Leiter, aiutato da Quarrel, un pescatore locale. Si sospetta, infatti, che proprio da quell’isola il Dr. No riesca a interferire sulle frequenze radio dei missili americani, riuscendo a sabotare i lanci effettuati dagli Stati Uniti.
Dopo essere sfuggito a un attentato (Dent, al soldo del Dr. No, gli ha infilato nel letto una tarantola), Bond entra in azione. Scopre che le rocce, giudicate insignificanti dal professore, in realtà sono radioattive. Un secondo tentativo di eliminare Bond da parte di Dent, complice una brunetta che l’agente seduce da par suo, va a vuoto. 007 elimina a sangue freddo Dent e decide di andare a Crab Key, accompagnato da Quarrel.
Giunto sull’isola la spia incontra l’avvenente Honey Ryder, una pescatrice di conchiglie. Il terzetto è subito inseguito dagli scagnozzi del Dr. No e dopo varie peripezie i tre fuggitivi sono bloccati da un drago meccanico che sputa fiamme dai suoi cannoni. Quarrel muore mentre Bond e la ragazza sono fatti prigionieri. Condotti nella sede operativa del Dr. No, i due incontrano il comandante in capo delle operazioni. È un cino tedesco con due protesi d’acciaio al posto delle mani, al servizio della SPECTRE (Special Executive for Counter-intelligence, Terrorism, Revenge and Extortion), che vaneggia di conquistare il mondo. Bond manda all’aria i piani del Dr. No e lo uccide dopo uno scontro nella centrale operativa. Dopo avere liberato la ragazza, l’agente lascia l’isola a bordo di una scialuppa di salvataggio mentre il covo del Dr. No è distrutto da una terrificante esplosione. I due neo amanti sono ritrovati da una pattuglia degli Stati Uniti comandata da un riconoscente Felix Leiter.

Joseph Weiseman è Dr. No

Nell’affrontare la prima trasposizione cinematografica dei libri di Fleming, gli sceneggiatori Richard Maibaum, Johanna Harwood e Berkeley Mather, effettuano un lavoro eccellente, migliorando l’esile romanzo di Fleming.
Il terzetto d’autori resta fedele alla trama del libro, operando però alcuni cambiamenti che rafforzano la storia. Innanzitutto nel film non si fa menzione né dei fenicotteri rosa, né del commercio del guano, due idee pittoresche di Fleming che però mal si adattavano alla trama principale. Si preferisce, invece, sottolineare l’aspetto eversivo del Dr. No e la sua pericolosità per la sicurezza dell’Occidente. Sono poi introdotti due personaggi che arricchiscono il plot narrativo. Uno di questi è il prof. Dent, il primo antagonista con il quale l’agente si trova a combattere. Il secondo è Felix Leiter, l’agente della CIA presente in tanti romanzi di Fleming ma non in questo.
La parte del film ambientata nell’isola è piuttosto fedele alle pagine del romanzo, fatta eccezione per il finale, reso più avvincente. In effetti la morte del Dr. No, soffocato da una montagna di sterco, non si può certo definire una scelta originale di Fleming. Qui, al contrario, il villain è fatto fuori dopo un combattimento disperato con Bond.
È chiaro che questo prodotto non ha ancora raggiunto il livello di perfezione estetica e narrativa di un Goldfinger, tuttavia Terence Young introduce gli stilemi della saga, a cominciare dai titoli di testa di Maurice Binder, musicati dal celebre tema di Monty Norman, splendidamente orchestrato da John Barry. Da apprezzare poi le geniali scenografie di Ken Adam, claustrofobiche ma dotate anche di alcuni ambienti maestosi (vedi il covo del Dr. No), tipici delle produzioni bondiane a seguire.
Agente 007, Licenza di uccidere resta comunque una produzione a basso budget ma la sceneggiatura mescola brillantemente humor nero e brutalità, mentre la regia di Young ha il pregio di sfruttare la selvaggia bellezza degli esterni al servizio di un realismo efficace come il suo protagonista.
Sean Connery è ancora abbastanza aspro, vicino al Bond letterario egli seduce con poche battute ed è un misogino di gran fascino. Joseph Wiseman è un sofisticato e crudele Dr. No, dalle movenze robotiche e la recitazione volutamente monocorde e inespressiva. Memorabile poi la presenza di Ursula Andress (nel film è doppiata da Nikki Van Der Zyl) nel ruolo di Honeychile Ryder. La sua apparizione sulla spiaggia è ormai diventata un’icona del cinema, ancor’oggi resta inimitabile, un inno alla bellezza procace e provocante delle Bond girls.

Ursula Andress è Honeychile Ryder

L’anteprima del film avviene una mattina di settembre presso la sede americana della United Artists alle 10 di mattina. A mezzogiorno, al termine dello spettacolo, i distributori rimangono in silenzio. Per nulla convinti del risultato finale commentano: “In fondo perderemo solo 1 milione di dollari.”. A tanto, infatti, ammonta l’investimento fatto per finanziare il primo progetto della serie.
La prima mondiale di Agente 007, Licenza di uccidere è il 5 ottobre del 1962 al London Pavillion a Piccadilly Circus, alla presenza di Sean Connery e Ian Fleming.
I distributori americani snobbano la pellicola (uscita nelle sale a ottobre dello stesso anno) e la programmano come secondo titolo nelle sale che propongono il doppio spettacolo al prezzo di uno. Inaspettatamente il film riscuote un pregevole successo in tutto il mondo, incassando oltre 59 milioni di dollari.
La reazione della stampa specializzata è buona. Il New York Times giudica il film vitale e divertente, mentre Variety, profeticamente scrive: “James Bond non vincerà di certo l’Oscar ma state certi che troverà tantissimi, entusiastici, sostenitori…

CURIOSITÀ

Il Dr. No fu scelto come prima trasposizione cinematografica perché il romanzo aveva un’unica ambientazione in Giamaica. Questo era un elemento fondamentale per contenere i costi.

 L’armaiolo che all’inizio del film dà la Walter PPK a Bond è il Maggiore Boothroyd, meglio conosciuto con il suo nome in codice, Q. Dal film successivo (Dalla Russia con amore) il ruolo sarà interpretato da Desmond Llewelyn. 

In un primo momento Eunice Gayson avrebbe dovuto interpretare Moneypenny e Lois Maxwell Sylvia Trench ma alla fine le due si scambiarono i ruoli.

Nel libro di Fleming, Honeychile appare a Bond sulla spiaggia completamente nuda.

Ursula Andress vinse il Globo d’oro come Migliore attrice esordiente dell’anno. 

La spiaggia di Crab Key dove appare Ursula Andress si trova a Ocho Rios, poco distante dalla casa di Fleming.

Sean Connery aveva una paura tremenda dei ragni. La sequenza che vede una tarantola avanzare sul corpo nudo di Bond fu girata dallo stunt man Bob Simmons.

Questo è l’unico film della saga che non ha la sequenza di apertura prima dei titoli di testa.

Stanley Kubrick rimase così favorevolmente impressionato dalle scenografie di Ken Adam da scritturarlo per Il Dottor Stranamore.

I CATTIVI

Dottor Julius No (Joseph Wiseman)
Il classico esemplare di megalomane alla conquista del mondo. Ha due protesi d’acciaio al posto delle mani e le usa spregiudicatamente.

Professor R. J. Dent (Anthony Dawson)
Un viscido doppiogiochista, pronto a servire con solerzia il suo padrone, ovviamente il Dr. No.

LE BOND GIRLS

Sylvia Trench (Eunice Gayson)
È un’appassionata giocatrice di baccarat, nonché una focosa amante. Cede immediatamente al fascino di 007.

Moneypenny (Lois Maxwell)
La segretaria di M ha un debole per James Bond. L’agente non contraccambia per non suscitare un conflitto d’interessi all’MI6.

Honey Chile Ryder (Ursula Andress)
Che spettacolo la sua entrata in scena! Esce dalle acque caraibiche come la Venere di Botticelli, suscitando l’infinita ammirazione di Bond che le canticchia “Mango, Banana, Tangerine…”

GLI AMICI

Felix Leiter (Jack Lord)
Con quegli occhiali da sole a forma di mosca è irresistibile. Affianca Bond nella missione più pericolosa, lasciando fare tutto a lui.

Quarrel (John Kitzmiller)
Il pescatore della Giamaica ha un sesto senso per avvertire i guai. Purtroppo per lui James Bond non lo ascolta.

I FERRI DEL MESTIERE

Walter PPK
Sostituisce l’amata Beretta di Bond ma sa farsi valere quando è il momento di mostrare le sue peculiarità mortali.



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