domenica 7 giugno 2020

Clint Eastwood ha compiuto 90 anni. Festeggiamo il suo compleanno con uno dei suoi film meno conosciuti che racchiude tutte le sfaccettature del poliedrico artista: Bronco Billy.

Nella mia libreria ho una foto in bianco e nero con una dedica che custodisco con orgoglio. Ritrae Clint Eastwood al lavoro sul set. L’attore è dietro alla macchina da presa, una Panavision per la precisione, e guarda dentro l’obiettivo. 
Ho incontrato per la prima volta Clint Eastwood  a Roma, in occasione del lancio in Italia di Birdy, il suo film dedicato al musicista Charlie Parker. Un’opera molto apprezzata con la quale Eastwood, etichettato dalla stampa per anni come reazionario per i suoi ruoli da duro in Callaghan, si riscattava tramite un magnifico film, incentrato sulla figura del leggendario sassofonista. A colpirmi in quell'incontro tanto atteso fu la naturale semplicità del divo. Cordiale, disponibile ad affrontare quelle faticose giornate di promozione nelle quali si era già sottoposto a decine di interviste, tutte identiche. La domanda più ricorrente era quella che mi fece anche Sergio Leone quando lo incontrai qualche giorno dopo per chiedergli di fare un endorsement al film. Il regista romano si chiedeva stupito come fosse possibile che lo stesso artista che aveva realizzato due pellicole avendo come partner un gorilla (per la cronaca i dimenticabili Filo da torcere e Fai come ti pare) avesse potuto cimentarsi con un personaggio così complesso come Charlie Parker. Ma il destino di Clint nel corso della sua lunga carriera è sempre stato quello di spiazzare tutti, pubblico e stampa. Prima, come attore di spaghetti western quando, dopo avere conosciuto la popolarità in patria come interprete del televisivo Rawhide, aveva lasciato l’America per girare  in Italia un western diretto da un regista allora sconosciuto. In seguito quando, all’apice del successo internazionale, ottenuto proprio grazie ai leggendari Per un Pugno di dollari, Per qualche dollaro in più e Il buono, il brutto e il cattivo, aveva lasciato l’Europa per tornare in patria. 
A Hollywood girò qualche western con Don Siegel per poi diventare il poliziotto di Ispettore Callaghan il caso Scorpio è tuo. Decise poi di alternare la sua carriera di attore con quella di regista fin dal 1971, anno di esordio dietro la macchina da presa con Brivido nella notte

Il poster americano di Bronco Billy


I MILLE VOLTI DI CLINT
Dopo una carriera suggellata da 4 premi Oscar e 6 Golden Globe si può parlare di Eastwood come un autore che ha saputo con le sue opere perseguire una tradizione di semplicità e di linguaggio tipica dei maestri ai quali, come più volte ha dichiarato, egli si è ispirato: John Ford, innanzitutto, ma anche Howard Hawks. 
Non c’è tra i suoi modelli Sergio Leone e non potrebbe, dato che in tutti i suoi lavori - da Bronco Billy a Il cavaliere pallido, passando per Gunny e Gli Spietati - i suoi protagonisti assurgono ad eroi idealisti, qualche volta disillusi, ma mai a turpi opportunisti come gli eroi negativi del maestro italiano. 
Da Don Siegel, invece, Eastwood ha imparato quasi tutto. Siegel gli ha insegnato a spogliarsi dei falsi valori letterari, di un cinema di parole e non di fatti, di un estetismo di maniera. 
In Eastwood regista fa la sua apparizione il personaggio dalla parte dei losers, che lotta contro i soprusi, che si muove in un mondo amorale, che coltiva con integrità la solitudine ed esprime la purezza di un’America idealista e tradizionalista. 
Il personaggio di Callaghan ha avuto successo quando nella società statunitense serpeggiava un diffuso malcontento nelle istituzioni, una contestazione dei simboli del sistema, un desiderio di giustizia, di cambiamenti sostanziali che, proiettati nell’immaginario collettivo, si traducevano nel bisogno di nuovi eroi (o meglio in questo caso di antieroi) nei quali ci si potesse identificare. 
Con il passare del tempo questo antieroe è divenuto più ironico, più vulnerabile, come nel caso del pistolero idealista Bronco Billy, che sogna un paese che non esiste più inseguendo sogni impossibili, oppure come il sergente Gunny, un uomo dalla scorza durissima, incapace di trasmettere le sue emozioni alla donna che ama. 
Eastwood come regista ha preferito farsi interprete delle inquietudini, delle angosce collettive, delle lacerazioni psicologiche degli americani. Opere importanti come Gli Spietati, Million Dollar Baby, Mystic River, Gran Torino, e il recente Il corriere, hanno, un pezzo alla volta, smantellato l’immagine di duro che aveva costruito come attore negli anni ‘60 e ‘70.


Sondra Locke e Clint Eastwood

IL FILM
Bronco Billy è importante proprio perché segna l’inizio di questo cambiamento profondo. In un piccolo film, dallo stile minimalista, sono racchiuse tutte le contraddizioni di Eastwood attore e regista. Scritto da Dennis Hackin, il film ha come protagonista il proprietario del “Wild West Show”, un circo viaggiante che vorrebbe rinverdire i miti del pionerismo e che, ovviamente, è tutto impostato sulle esibizioni dello stesso Bronco Billy McCoy, pistolero e cavallerizzo. 
Quando la sua ragazza bersaglio abbandona la compagnia perché è stanca di rischiare la vita ogni sera, Bronco assume una ragazza all’apparenza nullatenente e in cerca di avventure, Antoinette Lily, interpretata da Sondra Locke. In realtà, la donna è una ricca ereditiera che sta sfuggendo dal marito. Antoinette, dal carattere ribelle, provoca una serie di guai e ben presto viene considerata dal gruppo circense una portatrice di sventura. 
Quando un incendio distrugge il tendone, Billy chiede aiuto al primario di un manicomio dove ogni anno il circo si esibisce per il tradizionale spettacolo annuale di beneficenza. Nel nosocomio, miss Lily incontra il marito che, accusato di uxoricidio in seguito alla scomparsa della moglie, si è finto pazzo per evitare la sedia elettrica. Antoinette è allora indecisa se tornare alla sua vita agiata o restare con Bronco di cui nel frattempo si è innamorata... 

La compagnia di giro di Bronco Billy

 
ALLA RICERCA DI UN SOGNO
Alla domanda posta dai giornalisti qualche anno fa su quale fosse il suo film preferito Eastwood rispondeva così: “Di tutti i miei ruoli quello che preferisco è Bronco Billy perché quando ho letto la sceneggiatura mi ha ricordato i film di Frank Capra, che è uno dei registi che amo di più. Ho pensato che fosse una meravigliosa opportunità perché la sceneggiatura era molto interessante ma aveva anche un qualcosa di autentico, tipico dei film degli anni ‘30. Bronco Billy è un piccolo film, ma è stato il mio più grande divertimento.” 
Con Bronco Billy Eastwood si trovava per la settima volta dietro la macchina da presa come regista. Innamorato del soggetto, girò il film in sole cinque settimane, facendosi affiancare dalla sua compagna del tempo, l’attrice Sondra Locke. Le riprese si svolsero nell’Oregon e a New York con un budget modesto. 
Il film testimonia una genuina simpatia per il Midwest e la sua gente, mentre critica la classe dirigente di Park Avenue, dipinta come avida e corrotta. Bronco Billy è il più delicato dei film che Eastwood ha recitato insieme alla Locke. Insieme i due danno vita sullo schermo a un rapporto controverso e irresistibile, nella migliore tradizione delle slapstick comedies. La pellicola ricrea la Storia alla sua maniera, consentendo a ciascuna delle etnie che compongono gli Stati Uniti, di coesistere fraternamente. 
Lo spettacolo western che attraversa l’America provinciale come una carovana fantasma è anche il luogo metaforico privilegiato del film. 
Il mondo è una scena, la scena è un mondo dove ognuno può recitare il suo personaggio. Esemplare in questo senso è la sequenza del folle tentativo di assalto a un treno, un impossibile ritorno al passato. Di fronte alle obiezioni di Miss Lily, che gli rimprovera di vivere in un mondo tutto suo, scollato dalla realtà, Bronco è costretto a rivelare alla ragazza chi sia veramente: un modesto rappresentante di scarpe del New Jersey, cresciuto nel mito del west. Un utopista sognatore che tenta di piegare la realtà al suo mondo ideale. 
Sono quello che voglio essere”, ribadisce, fiero della sua decisione di interpretare il pistolero dal cuore buono, che al termine dello spettacolo raccomanda ai bambini di fare colazione, dire le preghiere e ubbidire ai genitori. 
A ribadire il concetto ci pensa l’altro personaggio femminile, la finta indiana Acqua che scorre, quando in una conversazione con Miss Lily le spiega che ciascuno può essere quello che vuole, basta volerlo. Così, Chief Big Eagle, un incantatore di serpenti che rifiuta di usare rettili non velenosi nello show, ha ambizioni da scrittore e il presentatore Doc Lynch nella vita reale è un dottore. Quest’ultimo è interpretato da Scatman Crothers che nello stesso anno aveva appena girato Shining nei panni del sensitivo Halloran. Che differenza tra la semplicità di riprese di Eastwood e il rigore maniacale di Kubrick! Due modi di concepire il cinema agli antipodi ed è curioso che Crothers faccia da ponte, lo stesso anno, il 1980, a queste due opere. 
Bronco Billy McCoy vive dunque in un mondo irreale: quando deve fare i conti con la realtà è costretto a soccombere, Egli tenta di corrompere lo sceriffo per fare uscire dal carcere il giovane Lasso Leonard James accusato di diserzione, ed è costretto così a subire l’umiliazione infertagli dal tutore dell’ordine. 
Alla fine della storia però a prevalere è l’ottimismo americano, in sintonia con quello reaganiano, al suo apice negli anni ‘80.


Clint e la tenda a stelle e strisce

RETORICA & PATRIOTTISMO
Eastwood si diverte a maneggiare materiali disparati, il western, la musica country, la commedia, mescolandoli insieme con abilità, con l'aiuto di una colonna sonora che presenta classici country come Cowboys and clouds e Bronco Billy di Ronnie Milsap e tanti altri brani di Merle Haggarn and the Strangers.
E’ notevole la capacità del regista di allontanarsi dalla trama principale per realizzare una satira sottile sui valori naif difesi dal suo personaggio. Celebrarli troppo entusiasticamente significherebbe autodistruggersi, rischiando di sembrare dei fanatici di destra affogati nella propria retorica. Bronco Billy ci chiede semplicemente di ripensare a certi valori: la bontà verso i più deboli, la tolleranza verso gli eccentrici, la lealtà verso il gruppo, ma soprattutto la convinzione nelle possibilità di redenzione e reinvenzione in un paese libero. 
In questo senso Bronco Billy è il film più autobiografico del regista. C’è attenzione e amore in lui verso ciò che è stato e che continua a vivere nella memoria. I suoi delicati personaggi fanno parte delle striscie a fumetti e dell’arte popolare americana. Niente è nuovo ma tutto è rinnovato dalla grazia di un piacere che basta a se stesso e che non si vergogna di sembrare quel che è, puro, gioioso, intrattenimento. 
Il finale nel tendone, cucito con le bandiere a stelle e strisce, al suono di Stars and Stripes Forever (la marcia militare che si richiama alla bandiera americana), è l'apoteosi dello sciovinismo ma è anche irresistibile nella sua genuina autenticità. 
Attore, regista, musicista, reazionario, liberale, tutte queste definizioni non bastano a descrivere Eastwood. Forse, la più semplice è proprio quella che il regista ha sempre dato di se stesso: un americano.


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