sabato 31 ottobre 2020

L'Uomo che volle farsi Re

 

Ci sono dei film che sono legati in maniera indissolubile alle sale cinematografiche in cui sono stati visti per la prima volta. E' un esercizio di memoria ricorrente e nostalgico, soprattutto coi titoli visti tanti anni fa, quando ancora l'unico modo per vedere un film era quello di andare al cinema. Negli anni '70 non esistevano VHS né tanto meno DVD, internet era ancora un esperimento militare top secret e i poveri liceali squattrinati dovevano aspettare che un film passasse in seconda visione per potere essere accessibile. Ed è proprio in un cinema di seconda visione che ho visto per la prima volta L'uomo che volle farsi Re. Il cinema Smeraldo si trovava a Piazza Cola di Rienzo a Roma, ora è stato soppiantato da una libreria Mondadori e a pensarci bene il locale ha subito una sorte migliore rispetto alle decine di sale trasformate negli ultimi trent'anni in supermercati, garage e Bingo. Ad ogni buon conto vidi il film in un sabato pomeriggio del 1976. Era un'epoca straordinaria per il cinema. Si affacciavano prepotenti a Hollywood i Movie Brats (i ragazzi terribili): Spielberg aveva già diretto Lo Squalo (Jaws), Coppola Il Padrino I e II (The Godfather), Scorsese Mean Streets e Taxi Driver e Lucas un anno dopo avrebbe sconvolto il linguaggio cinematografico con Guerre Stellari (Star Wars).

Il Poster del film

In questo contesto di mutazione straordinaria (l'ultima grande evoluzione del cinema) il vecchio leone John Huston (all'epoca il regista  aveva 70 anni e festeggiava i suoi 35 anni di attività di regista) aveva un curriculum che annoverava capolavori del calibro de Il Mistero del falco (The Maltese Falcon), Il Tesoro della Sierra Madre (The Treasure of The Sierra Madre) e La Regina d'Africa (The African Queen).
Tratto dal romanzo omonimo di Rudyard Kipling L'uomo che volle farsi Re narra le rocambolesche gesta  di una coppia d'imbroglioni - Daniel Dravot (Sean Connery) e Peachy Carnehan (Michael Caine), due soldati in congedo dell'impero britannico - che intraprendono un periglioso viaggio verso il Kafiristan, una regione sperduta ai confini dell'Afganistan, nel tentativo di trovare la fortuna in quella remota terra, popolata da selvaggi, sfruttando le proprie abilità militari. Giunti a destinazione i due non tardano ad accaparrarsi la fiducia degli ingenui locali, convinti che Dravot sia nientemeno che la reincarnazione di Alessandro Magno, dotato quindi di poteri sovrannaturali. Dravot viene dunque incoronato Re e ha accesso alle immense ricchezze in oro conservate dai tempi remoti di Alessandro. Tuttavia la sorte girerà le spalle quando quest'ultimo, oramai a suo agio nei panni di sovrano, deciderà di prendere in moglie una ragazza del luogo (l'esotica Roxanne, interpretata dalla moglie di Caine, Shakira). L'epilogo non potrà che essere drammatico ma la leggenda dei due avventurieri troverà un'eco nelle pagine redatte dal giornalista Rudyard Kipling che dedicherà a loro un libro.

Sean Connery e Michael Caine

In questo film ricorrono due elementi cardine del cinema hustoniano, ovvero la bramosia dell'uomo (tema già affrontato ne Il Tesoro della Sierra Madre), e il picaresco viaggio in terre sconosciute (vedi anche La Regina d'Africa). Tutto è affrontato con uno stile asciutto, coadiuvato da un copione impeccabile firmato dallo stesso Huston in collaborazione con Gladys Hill.
Una menzione merita la splendida fotografia di Oswald Morris e l'epica colonna sonora di Maurice Jarre (quello de Il ponte sul fiume Kwai e Lawrence d'Arabia). Huston dirige con un gusto che all'epoca apparve classico e un po' antiquato rispetto ai giovani autori sovra citati ma che al contrario oggi risulta quanto mai moderno nella sua assoluta semplicità.
Fantastico il duo Connery-Caine al quale si aggiunge un efficace Christopher Plummer nel ruolo di Kipling.
Imperdibile.

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