martedì 26 maggio 2020
Star Wars. 40 anni dall'uscita de L'impero colpisce ancora
sabato 23 maggio 2020
Cinema Vs Streaming. I cinema sono chiusi, ma la magia primordiale del grande schermo resta intatta.
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| Tempi Moderni Podcast |
mercoledì 20 maggio 2020
La storia a colori. Dal bianco e nero al colore: la storia dell’ultimo secolo riprende vita con le fotografie di Marina Amaral.
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| 1918. Paziente in barella |
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| Il giovane Winston Churchill |
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| Bambino ad Auschwitz |
domenica 17 maggio 2020
Google e Amazon a confronto. Il racconto di due divisioni Hardware.
Secondo una fonte del sito The Information, Google soffre di un caos operativo che avrebbe portato il capo della divisione hardware Rick Osterloh a prendere le distanze da decisioni su prodotti di cui lui stesso è il responsabile. Un comportamento che ha portato alle dimissioni di Mario Queiroz, il general manager del progetto Pixel, e Marc Levoy, il capo della divisione di fotografia computazionale.
Le vendite del Googlefonino, il Pixel 4, negli Stati Uniti non sono andate bene e in Europa anche peggio. Per Google lo smartphone doveva essere l’equivalente dell’iPhone per Apple ma le cose finora non hanno funzionato granché. Rick Osterloh punta il dito su quelli che sono stati i due problemi principali dei Pixel 4: l’autonomia, reputata dalle persone troppo scarsa, e i bug, eccessivi per una azienda che fa software. Ma forse anche con una maggiore autonomia e senza bug il Pixel 4 non avrebbe avuto i risultati che Osterloh sperava. Il problema è che la vera forza di Google sta nel suo sistema Android e nelle sue app. La gente non è disposta a pagare prezzi esorbitanti per uno smartphone targato Google quando può prendere un’altra marca a prezzi molto più contenuti che fa le stesse cose e ha un’autonomia più ampia.
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Viceversa Amazon ha appena lanciato una nuova versione del suo tablet Fire Hd in sordina, senza troppi clamori. In definitiva solo Amazon, Samsung e Huawei sembrano ancora credere al tablet Android, abbandonato dalla stessa Google. La cosa curiosa è pensare a come il sistema Android sia così diffuso sugli smartphone quanto in disuso sui tablet. Il motivo per il quale Amazon, dopo avere abbandonato il settore degli smartphone (ricordiamoci il fallimento del suo Fire Phone), insiste sulla produzione di tablet risiede nel suo modello di business. Il tablet, infatti, serve per veicolare la vendita degli ebook e di tutti gli altri servizi, compreso quello di Amazon Prime. L’obiettivo è tenere ancorati i consumatori nel proprio ecosistema. Tuttavia Amazon ha anche creato altri eccellenti prodotti, basti pensare agli altoparlanti intelligenti (Alexa), agli auricolari economici, alla Fire tv stick, alle telecamere intelligenti e ai router Wi-Fi.
I tablet Fire sono molto facili da realizzare e dal momento che non esiste concorrenza nel settore la società di Jeff Bezos è riuscita ad accaparrarsi un buona fetta di mercato. Inoltre, anche il primo Echo, Echo Auto, Echo Show e persino il primissimo Kindle erano poco più che prototipi al loro primo tentativo. Soltanto dopo un paio di anni questi sono diventati efficienti e affidabili. Il punto però è che non sembra esserci molto interesse dal punto di vista mediatico sull’hardware Amazon che esiste, lo abbiamo detto, per supportare i servizi, segnatamente Prime Video, Kindle e Alexa.
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| Rick Osterloh |
L’hardware di Google, invece, genera molte aspettative e di conseguenza anche molte delusioni. Nonostante il software Android, la società sembra incapace di creare un telefono che possa conquistare una consistente quota di consumatori. Intendiamoci, i Pixel funzionano molto bene ma occupano ancora una minima fetta del mercato. Anche i prodotti Nest vanno bene, e la stessa cosa si può dire per i suoi altoparlanti intelligenti. Tuttavia è molto difficile per il marketing spiegare per quale motivo vengono realizzati questi prodotti. All’inizio Nexus fu creato per testare Android, Chromecast per vedere se l’ecosistema funzionava sulle Tv come decoder. In entrambi i casi però i due prodotti non sono rimasti al centro del business di Google. Quest’ultima di recente ha affermato che l’hardware è destinato a divenire un vero e proprio centro di profitto e in teoria questo ha senso. Diversificare i flussi di entrate è vitale per una società come Google. La differenza con Amazon, però, è che mentre quest’ultima realizza hardware a basso costo integrati nel suo ecosistema, Google realizza i suoi principali introiti con la pubblicità. Siamo al sesto anno dalla fondazione del reparto hardware e ancora non è stato realizzato un prodotto di successo, anche se con il prossimo PIxel 4a arriveremo al rilascio del sesto smartphone.
La domanda pertanto resta: a cosa serve l’hardware Google?
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| Sede Amazon |
La verità è che mentre per Amazon non è essenziale avere successo con i suoi prodotti hardware per Google questi dovrebbero essere fondamentali, dato che ruotano intorno al sistema operativo Android e, in particolar modo, ai servizi legati all’intelligenza artificiale dell’assistente di Google. In sostanza, quando non si è su un sito web le esperienze della maggior parte delle persone sono mediate dai tablet Apple o dagli smartphone Samsung.
E’ probabile che Google stia tenendo in vita la sezione hardware aspettando il momento in cui sarà necessario accelerare la produzione, qualora uno dei suoi competitors dovesse entrare in crisi. Ma è anche possibile che per il momento Google voglia solo assicurare alla nicchia di persone che possiedono i suoi apparecchi la migliore user experience possibile. Da possessore di un Pixel 3a posso assicurare che in questo caso la fusione tra hardware e software proprietario funziona a meraviglia.
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| Tempi Moderni Podcast |
domenica 10 maggio 2020
L’uomo Ragno in Italia compie 50 anni. Smart Working, vantaggi e svantaggi. Babylon Berlin, la serie tedesca è giunta alla sua terza stagione.
Come dicevo, la Corno pubblicò gli episodi in ordine cronologico cercando di mantenere i nomi originali o al limite di adattarli, con calchi e traduzioni letterali (Uomo Ragno, Dottor Destino, Fantastici Quattro, il mitico Thor). Solo Daredevil divenne Devil, da una parte per conservare nel nome il legame con il diavolo, dall’altra perché la traduzione italiana di scavezzacollo non avrebbe funzionato.
Fu anche data importanza agli autori, che firmavano le storie in prima pagina. Sembrano tutte cose scontate in questi giorni in cui filologia è diventata una sorta di mantra per tutte le case editrici.
I lettori della Corno, invece, erano guidati all’interno del mondo Marvel, introdotti con pazienza nella complessa ragnatela di relazioni interpersonali e di collegamenti tra le storie intrecciata da Stan - il sorridente - Lee.
Accanto a Corno c’era un certo Luciano Secchi, meglio conosciuto come Max Bunker, indimenticabile autore di Kriminal e soprattutto di Alan Ford, che affiancò l’editore per molti anni, salvo poi allontanarsi per seguire i propri progetti.
Il primo numero dell’Uomo Ragno presentava le tre storie di esordio del supereroe, tutte a cura di Stan Lee e Steve Ditko, i due creatori del personaggio: quella di Amazing Fantasy 15, con la presentazione di Peter Parker, il morso del ragno, la morte di Zio Ben e la celebre frase «Da grandi poteri derivano grandi responsabilità».
In allegato all’albo, un ormai rarissimo poster. Come seconda storia trovò spazio il Dottor Strange, divenuto ora popolare dopo il film della Marvel ma che fino a pochi anni fa era considerato un eroe secondario nell’universo della casa delle idee.
La copertina del primo numero italiano aveva una vignetta disegnata dai John Romita Sr., forse il disegnatore più amato dai fan dell’arrampicamuri, o perlomeno da me che all’epoca vissi come un lutto il passaggio delle matite da Romita a Gil Kane.
Iniziava così l’età dell’oro della Corno. A L’Uomo Ragno seguirono L’incredibile Devil, I Fantastici Quattro, Capitan America, Il mitico Thor. Ogni testata pubblicava le storie del personaggio di copertina e aveva comprimari fissi in appendice, per rispondere al bisogno dei lettori italiani di fruire di albi più corposi. Chiuso il ciclo del Dottor Strange, Spiderman fu accompagnato da Ant-Man/Giant-Man, mentre Devil ebbe come compagni di viaggio prima Silver Surfer e poi Iron Man.
A metà degli anni Settanta, i fumetti della Casa delle Idee erano uno dei pilastri su cui si reggeva l’Editoriale Corno, ma all’inizio del decennio successivo la favola di questa piccola casa editrice finì a causa di problemi finanziari e attriti tra Corno e Secchi. Quest’ultimo nel 1983 aprì la Max Bunker Press per pubblicare Alan Ford. Intanto, nel 1981, L’Uomo Ragno aveva chiuso, sostituito da una nuova pubblicazione, Il settimanale de L’Uomo Ragno.
Tuttavia anche la seconda stagione del super eroe durò poco, per l’esattezza fino al febbraio del 1984. Dopo un breve passaggio alla Labor Comics, fu la Star Comics di Perugia, nel 1987, a riprendere la pubblicazione dell’Uomo Ragno – e a ruota di altri personaggi Marvel, con un approccio e una cura filologica che negli anni successivi sono stati raccolti da Marvel Italia prima e da Panini Comics poi.
BABYLON BERLIN 3 STAGIONEE’ appena giunta a conclusione su Sky Atlantic la terza stagione di Babylon Berlin - ma tutti gli episodi sono disponibili on demand - la serie prodotta da Beta Film ambientata negli anni venti in una Berlino rutilante, dove accanto a cabaret dissoluti e una vita frenetica, affiorano minacciosi i simpatizzanti nazisti.
La terza stagione di Babylon Berlin riparte dalle tumultuose settimane che precedono il crollo del mercato azionario, il cosiddetto Black Friday.
I due protagonisti della serie sono ancora una volta il detective Gereon Rath e l’apprendista investigatrice Charlotte Ritter che combattono ancora una volta ciascuno contro i propri demoni. Da una parte infatti Gereon vorrebbe superare la sua dipendenza dalle droghe, mentre Charlotte fa di tutto per affermarsi in un dipartimento di polizia dominato soltanto da uomini, mentre cerca di dimenticare il suo fosco passato da prostituta.
Questa terza stagione si muove seguendo tre linee narrative. La storia principale è una classica detective story ambientata nel mondo del cinema. Un misterioso serial killer si aggira tra gli studi cinematografici mietendo vittime sul set di uno dei primi film sonori. Siamo in pieno cinema espressionista e la star della pellicola, Betty Winter, viene assassinata mentre è in scena. Sarà compito dei due poliziotti scoprire il responsabile di una lunga catena di omicidi che metterà alla luce anche loschi traffici legati alla criminalità organizzata. La seconda trama, invece, è incentrata sulla vita privata del commissario Rath. Sua moglie lo lascia per intrattenere una relazione extra coniugale con l’ambiguo Alfred Nyssen che sta mettendo a punto un piano finanziario che dovrebbe entrare in atto con la primi crisi economica.Il terzo segmento narrativo, infine, è quello che vede un giornalista indipendente indagare sul riarmo segreto della Germania. Su tutti i personaggi incombe il crollo della borsa di Wall Street nel cosiddetto Black Friday, e l’avvento al potere del partito nazista.
La confezione è impeccabile e gioca abilmente con gli stilemi dell’espressionismo tedesco mentre il dramma assume toni sempre più cupi destinati ad esplodere probabilmente nella quarta stagione.
domenica 3 maggio 2020
I media al tempo del coronavirus. Spillover di David Quammen - Jovanotti, Non voglio cambiare pianeta - iPhone SE
Sostenuto da una campagna stampa pervasiva Non voglio cambiare pianeta sta ottenendo un grande successo, con oltre 5 milioni di visualizzazioni nella prima settimana di pubblicazioni.
Piace poi il linguaggio nuovo di questo docutrip presentato in mini puntate da 15’ che sono poco utilizzabili in un palinsesto lineare ma diventano ideali e per certi versi strategiche in un palinsesto on demand come quello di RaiPlay.
American Gigolò e Cruising. Il cinema americano anni ‘80 tra Eros e Thanatos.
L’inizio degli anni ‘80 coincide con l’uscita nelle sale di due opere che affrontano il tema del sesso da due angolazioni opposte suscitando...
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Dopo l’enorme successo di Agente 007, Missione Goldfinger ( Goldfinger ) i produttori sono intenzionati a trasportare sullo schermo le vice...



















