martedì 26 maggio 2020

Star Wars. 40 anni dall'uscita de L'impero colpisce ancora

LA NASCITA DI UN MITO CINEMATOGRAFICO
Immaginate un ragazzo di 16 anni che in un pomeriggio freddo e piovoso di novembre del 1977 attraversa tutta Roma a bordo della sua vespa special 50 per andare a vedere un film di cui si parla da mesi sui giornali e che finalmente è uscito in Italia. Il ragazzo è accompagnato dal suo migliore amico e dopo aver percorso circa 15 km arriva al cinema Ritz (all’epoca una delle sale più grandi della capitale, ora trasformata in un supermercato) ed entra a spettacolo iniziato. 
I due amici entrano nella sala buia accompagnati dalla maschera e sullo schermo vedono due androidi in mezzo al deserto che bisticciano tra loro. Non c’è traccia di attori umani e la scena prosegue così per 5 minuti abbondanti. Gli amici si guardano perplessi fino a quando uno dei due esclama: “Ma che caspita di film è questo?!” 
La pellicola era Guerre Stellari e alla fine della proiezione la percezione dei due amici mutò in una consapevolezza istintiva di avere appena visto qualcosa di completamento nuovo e diverso. Solo un anno prima di Guerre stellari era uscito La fuga di Logan, i cui effetti speciali, alla luce delle innovazioni tecniche di Star Wars, apparivano totalmente obsoleti. In Star Wars, infatti, gli effetti speciali ottici e meccanici erano utilizzati magistralmente. Faceva poi capolino per la prima volta il Dolby Surround, avvolgente e potente, ma tutto il film era fresco e innovativo dal punto di vista del linguaggio, pur narrando archetipi già abbondantemente messi in scena dal cinema americano: la centralità della famiglia, il ritorno dell'eroe, le origini del mito. Il successo fu clamoroso anche in Italia e qualche giorno dopo in classe tutti parlavano di Luke Skywalker e Leia, di Dart Vader (da noi tradotto Darth Fener) e Han Solo. 
Dovettero passare 3 anni per ritrovare i personaggi amati in un sequel, a sua volta divenuto leggendario: The Empire Strikes Back-L'impero colpisce ancora.

Il Poster del film


LA LEGACY
Quando il 21 maggio del 1980, esattamente 40 anni fa, The Empire Strike Back fece il suo esordio nelle sale americane il film non era ancora conosciuto come l’episodio V della saga, capitolo centrale di una legacy composta da nove film, suddivisi in tre trilogie. 
George Lucas non era ancora l’autore ossessivo che una quindicina d’anni dopo realizzò le edizioni speciali dei primi tre capitoli, modificate digitalmente, aggiungendo nuovi effetti speciali, nuovi personaggi e dialoghi aggiuntivi per cercare di dare una continuity narrativa che legasse la prima trilogia con i nuovi tre episodi, rispettivamente La minaccia fantasma, L’attacco dei cloni e La vendetta dei Sith
Alla fine degli anni ‘70 Lucas non si era trasformato ancora nel business man preoccupato soltanto di aumentare i profitti immaginando spin-off, a volte incompatibili dal punto di vista narrativo con i film pre esistenti, coinvolgendo nella discutibile impresa svariati registi con visioni contraddittorie dell’universo Star Wars. 
Guerre stellari è ormai un brand della Disney che cerca di rimpinguare il portafoglio con mere operazioni di marketing ma The Empire Strikes Back, rappresenta ancora il lato più naif e affascinante della saga.

IL FILM
Il secondo capitolo di Star Wars sviluppava la trama e le relazioni interpersonali tra i personaggi in un copione abilmente scritto dalla celebre sceneggiatrice Leigh Brackett, autrice di Un dollaro d’onore di Howard Hawks e Il lungo Addio di Robert Altman, e da un giovane Lawrence Kasdan, che poi passerà alla regia prima con Brivido caldo e poi con Il grande freddo
Il sequel dimostra una compattezza narrativa superiore all’archetipo. In particolare, i rapporti tra Luke e sua sorella Leia sono tessuti con minuzia, è introdotto il personaggio di Yoda, fondamentale nella prosecuzione della saga, e in un colpo di scena clamoroso si rivela il vero rapporto tra Luke e Darth Vader. Tutto in 127 appassionanti minuti, diretti da Irvin Kershner (autore nel 1978 del thriller di successo Occhi di Laura Mars con Faye Dunaway) con l’aiuto dietro le quinte di Lucas. Quest’ultimo, infatti, scottato dalle innumerevoli difficoltà produttive, tecniche ed editoriali, incontrate nella realizzazione di Star Wars, si era ripromesso di non dirigere mai più un film, preferendo gestire le sue opere come produttore. Una promessa peraltro infranta con il ritorno dietro la cinepresa, avvenuto nel 1999 con La minaccia fantasma

Darth Vader e Luke Skywalker


SERIALIZZAZIONE
Il primo Star Wars fu realizzato senza sapere che avrebbe dato il via a numerosi seguiti. Al contrario, date le vicissitudini incontrate durante le varie fasi di realizzazione, tutti pensavano ad un sicuro insuccesso. E invece, contro ogni aspettativa, il film si rivelò un classico e tirò una linea, non solo metaforica, tra il vecchio e il nuovo cinema. Nulla, infatti, fu più la stessa cosa a Hollywood dopo Guerre Stellari
Il secondo capitolo era invece pensato come parte di una trilogia e presentava numerose sfide. L’impero colpisce ancora, infatti, ha una narrazione senza un vero inizio né una fine, e partiva dal presupposto che il pubblico avrebbe seguito i personaggi e gli eventi anche in futuro. E’ il primo esempio quindi di serializzazione del cinema, un modo di pensare ai film che Lucas adotterà anche con Raiders of The Lost Ark - I predatori dell’arca perduta - prodotto l’anno successivo e diretto da Steven Spielberg. Quest’ultimo si ispirava ai vecchi serial d’avventura e molti critici, Vincent Canby del New York Times su tutti, paragonò il film ad un fumetto. E non era un complimento. 
Ora che la serializzazione è divenuta un vero e proprio standard narrativo è più facile apprezzare il modo in cui Lucas e i suoi collaboratori colsero i vantaggi di aprire L’impero colpisce ancora con una forte scena d’impatto - in media res - già utilizzata peraltro in Star Wars, e di chiuderlo con un cliffhanger. 

LA STORIA
La partenza de L’impero colpisce ancora è persino più dinamica del film precedente. Il cielo stellato, subito dopo il tradizionale commento scritto, è invaso dalle sagome minacciose di colossali Star Destroyer imperiali. L’aggressività estrema è la cifra della nuova pellicola: dramma e sviluppi tragici saranno uno dei punti ricorrenti della vicenda, nella quale i nostri eroi saranno sottoposti a violenze e sofferenze, privazioni e angosciose rivelazioni.  Han e Leia si rivelano i reciproci sentimenti e non mancano  le presenze freaks. Sul pianeta di ghiaccio di Hoth (le sequenze furono girate in Norvegia) troviamo Luke a cavallo di una bizzarra creatura, il tauntaun, a metà strada tra uno struzzo e un canguro. I due sono aggrediti da un wampa, un demone delle nevi che stordisce Luke e lo porta nella sua caverna.
Subito dopo assistiamo a una spettacolare battaglia tra i mastodontici camminatori imperiali e le installazioni dei ribelli. La magnifica sequenza di guerra fu filmata con modellini in stop motion, una tecnica inventata negli anni ‘50 dal genio degli effetti speciali Ray Harryhausen.
C’è poi il pianeta di Dagobath, fatto di vegetazione lussureggiante e paludi, dove vive il maestro Yoda, una sorta di elfo verdastro dalle orecchie appuntite, che diventerà centrale nell’universo di Star Wars. Yoda è il maestro Jedi di Luke, colui che addestrerà il giovane, indicandogli come utilizzare la forza a fin di bene. Il pupazzo fu realizzato e animato da Frank Oz, il geniale inventore, insieme a Jim Henson, dei Muppets. Nella versione originale Oz presta anche la sua voce allo gnomo, con un vocabolario forbito ma strampalato.
Tutti gli eventi della pellicola portano allo straordinario finale. Prima Han Solo è fatto prigioniero dal cacciatore di taglie Bobba Fett (altro personaggio mitico dell’universo lucasiano) poi è ibernato in un blocco di carbonite e nulla può Chewbecca per salvare il suo compagno.
Il climax finale è caratterizzato dallo scontro tra Luke e la sua nemesi, Darth Vader. Il pubblico sa che il Signore dei Sith è interessato a convincere il giovane ad associarsi a lui e al suo imperatore Palpatine. Ma perché Vader ha questo morboso interesse verso Luke? Disarmato con un fendente della spada laser che gli amputa una mano, Luke assiste a una rivelazione incredibile: dietro l’elmetto nero di Vader si cela Anakin Skywalker, suo padre.
In questo modo uno dei riferimenti più evidenti della tragedia greca è innestato su una storia fantasy. Lo scontro con la figura paterna rievoca, infatti, le vicissitudini del re Edipo, che dall’omonima tragedia di Sofocle ha percorso tutta la storia del pensiero occidentale.

Luke e Leia - C3PO R2-D2

LA COSTRUZIONE DI MONDI
Più realistico di Guerre Stellari, L’impero colpisce ancora è dunque molto distante dal tono fanciullesco de Il ritorno dello Jedi, ultimo capitolo della prima trilogia. 
Avere concepito la pellicola come un incessante inseguimento nella galassia offrì a Lucas la possibilità di immergersi nella costruzione di un mondo prima che questo aspetto diventasse un'ossessione nei prequel. The Empire Strikes Back mette in scena la sua storia in ambienti meravigliosamente concepiti: dagli estremi sub-artici di Hoth, che richiamano il deserto siberiano di Dersu Uzala di Akira Kurosawa, alle fetide paludi di Dagobah, dove vive il secolare maestro Yoda; dalla lucentezza art deco di Cloud City sul pianeta Bespin, che sembra riflettere l'anima lucida, bella e opportunistica di Lando Calrissian (Billy Dee Williams) alle cupe catacombe di un asteroide gigante, dove Han, Leia e Chewbecca si nascondono dopo che la Millennium Falcon è esplosa come una vecchia Buick.

LE RIPRESE
La lavorazione del film fu caratterizzata da molte disavventure. Innanzitutto radunare il cast fu un’impresa molto faticosa, come ricorda lo storico del cinema John Baxter nel suo libro George Lucas. La biografia, edito da Lindau. Mark Hamill e Carrie Fisher erano già sotto contratto ma Harrison Ford no. Si rese dunque indispensabile trovare un accordo con l’attore, che nel frattempo era divenuto una star, che riguardò il compenso e la promessa di avere una parte più complessa rispetto al primo episodio. Anche Anthony Daniels e Dave Prowse, rispettivamente C3-PO e R2-D2, si lamentarono per come erano stati trattati durante la promozione di Guerre Stellari e ottennero pertanto di avere dei credits più ampi. Lucas poi era ossessionato dal pensiero di essere accusato di razzismo e reclutò per la parte dell’avventuriero Lando Calrissian, l’amico di Han Solo, l’attore afroamericano Billy Dee Williams.
I set furono costruiti in Inghilterra, nel febbraio del 1979, presso gli Elstree Studios,. Ci furono subito enormi problemi di organizzazione dovuti al ritardo cronico di lavorazione accumulato da Stanley Kubrick per il suo Shining. I set dell’Overlook Hotel, infatti, occupavano gran parte degli studios che sarebbero dovuti essere utilizzati da L’impero colpisce ancora. Tuttavia, non avendo rispettato la tabella di marcia, Kubrick era ancora lì. Si accumularono pertanto dei ritardi che portarono la lavorazione dai 100 giorni previsti a 175. 
La sequenza iniziale fu girata in Norvegia, a Finse per l’esattezza, una località sperduta nel nord del paese dove, in condizioni climatiche estreme, il cast dovette allestire le principali sequenze di battaglia, poi completate con i modellini in studio. Il regista Irvin Kershner a 55 anni non era in forma smagliante e uscì molto provato dall’esperienza. Terminate le riprese in esterni, il film si spostò di nuovo a Elstree dove fu costruito il pianeta Dagobath nel quale Mark Hamill compie il suo addestramento con lo Yoda. Queste scene portarono a una crisi nervosa Hamill, appena divenuto padre, che non sopportava di recitare davanti a un bidone della spazzatura, poi sostituito al montaggio dal pupazzo meccanico ideato da Frank Oz. Nel frattempo, Harrison Ford e Carrie Fisher se la spassavano in hotel facendo le ore piccole e prendendosi delle sbronze colossali. Dopo l’improvvisa morte di John Barry, regista della seconda unità, Kershner fu affiancato, seppur in maniera discreta, dallo stesso Lucas che intervenne pesantemente al montaggio, realizzando una versione del film tutta d’azione, poi accantonata dal montatore Paul Hirsch che costruì la versione definitiva, più cupa e distesa.

Il Poster originale di Star Wars


EFFETTI SPECIALI
Gli effetti speciali furono realizzati dalla Industrial Light and Magic, la società costituita da Lucas per offrire nuove possibilità ai tecnici degli effetti speciali. Quest’ultimi, capitanati da Brian Johnson e Richard Edlund, confermarono la ILM come la più importante società del mondo specializzata in effetti speciali. Memorabile è la battaglia iniziale sulla neve per la quale, come già detto, si utilizzò la tecnica della stop motion, pianificata meticolosamente, prima attraverso gli storyboard, poi attraverso le animazioni. 124 di quelle immagini, stampate su pellicola, delinearono l’azione in una nuova tecnica, chiamata Animatics. 

BLOCKBUSTER
Il risultato di questo complesso lavoro ripagò tutte le amarezze accumulate nei lunghi mesi di lavorazione. Al suo esordio sugli schermi, il 17 maggio 1980, divenuto oramai dopo Guerre Stellari l'inizio della stagione estiva cinematografica, il film incassò 547,897,454 dollari in tutto il mondo.
Il primo blockbuster della storia hollywoodiana fu Jaws - Lo squalo ma Star Wars e il suo sequel furono i primi film che stabilirono lo standard per il decennio seguente. 
Dopo The Empire Strikes Back, la saga di Star Wars sarebbe degenerata nello sdolcinato Il ritorno dello Jedi, e non avrebbe più avuto un film allo stesso tempo divertente e complesso. Il lirismo di The Last Jedi, secondo capitolo della terza trilogia, diretto da Ryan Johnson, è forse è il tentativo più riuscito di avvicinarsi alle atmosfere irripetibili di The Empire Strikes Back.

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