domenica 3 maggio 2020

I media al tempo del coronavirus. Spillover di David Quammen - Jovanotti, Non voglio cambiare pianeta - iPhone SE

Spillover di David Quammen
In questi tempi di paranoia e reclusione è tornato alla ribalta un libro uscito in Italia circa 3 anni fa e che all’epoca era passato quasi inosservato ma che ora, invece, sta conoscendo una meritata diffusione. Spillover, del documentarista David Quammen è, infatti, da parecchie settimane al numero 1 delle vendite su Amazon

L'autore
David Quammen è uno scrittore e divulgatore scientifico statunitense. Per quindici anni ha curato una rubrica intitolata "Natural Acts" per la rivista Outside. I suoi articoli sono apparsi su National Geographic, Harper's, Rolling Stone, New York Times Book Review e altri periodici.
Precedentemente a Spillover Quammen aveva pubblicato Alla ricerca del predatore Alfa: il mangiatore di uomini nelle giungle della storia e della mente, un saggio dedicato ai grandi predatori e alla paura atavica dell’uomo verso questi animali che in passato erano ritenuti, a ragione, un pericolo mortale.

Significato
Spillover è il termine tecnico con il quale si sottolinea il passaggio di un virus dall’animale all’uomo. Quammen si è dedicato per anni alle zoonosi e il tema centrale del suo lavoro è stato evidenziare come gran parte delle malattie mortali, la Sars nel 2009, ad esempio, o Ebola, derivino dal passaggio del virus dai pipistrelli all’uomo e come tali malattie provengano quasi tutte dalla Cina o dall’Asia. 
Una tesi profetica, almeno quanto il film di Steven Soderberg Contagion che nel 2011 preconizzava una pandemia proveniente dall’Asia con effetti molto simili a quelli attuali del corona virus.

Da dove vengono i virus
Per Quammen i virus non vengono da un altro pianeta e non nascono dal nulla. I responsabili della prossima pandemia sono già tra noi, sono malattie che oggi colpiscono gli animali ma che potrebbero da un momento all'altro fare un salto di specie – uno “spillover” in gergo tecnico – e colpire anche gli esseri umani.

Ricerche & Interviste
Il libro è davvero unico nel suo genere: un po' saggio sulla storia della medicina e un po' “reportage”, è stato scritto in sei anni di lavoro, durante i quali Quammen ha seguito gli scienziati al lavoro nelle foreste congolesi, nelle fattorie australiane e nei mercati delle affollate città cinesi. L'autore ha intervistato testimoni, medici e sopravvissuti, ha investigato e raccontato con stile quasi da poliziesco la corsa alla comprensione dei meccanismi delle malattie. E tra le pagine più avventurose, che tengono il lettore con il fiato sospeso come quelle di un romanzo “noir”, è riuscito a cogliere la preoccupante peculiarità di queste malattie.

Previsione inquietante
Quammen mette insieme una storia letteraria delle grandi epidemie, e insieme ci spiega perché saranno sempre di più: parla (siamo nel 2012, tenete a mente) della prossima pandemia globale e si chiede se verrà fuori da “un mercato cittadino della Cina meridionale”, spiegando puntualmente che questi virus sono l’inevitabile risposta della natura all’assalto dell’uomo agli ecosistemi e all’ambiente. “Quando hai finito di preoccuparti di questa epidemia, preoccupati della prossima”, ha detto con poco ottimismo di recente in una sua column sul New York Times. 

L'intervista
Sul sito italiano di Wired è possibile leggere un’intervista davvero interessante all’autore nella quale si cerca di comprendere quali siano le responsabilità dell’uomo in queste pandemie. 
Ma l’aspetto più attraente di Spillover risiede nel mettere il lettore nei panni del virus, spiegando come le alterazioni ecologiche che gli esseri umani mettono in moto con frequenza sempre maggiore creano le condizioni perfette perché questi micro organismi proliferino. 
A mo’ di esempio Quammen spiega che il continuo disboscamento delle foreste tropicali in Africa e in Amazzonia porta letteralmente a terra milioni di microrganismi, batteri e virus che, inevitabilmente, prima o poi si trasferiscono da un animale all’uomo.

Le ragioni della pandemia
Le ragioni per cui assisteremo ad altre crisi come questa nel futuro sono quattro.
1) i nostri diversi ecosistemi naturali sono pieni di molte specie di animali, piante e altre creature, ognuna delle quali contiene in sé virus unici; 
2) molti di questi virus, specialmente quelli presenti nei mammiferi selvatici, possono contagiare gli esseri umani; 
3) stiamo invadendo e alterando questi ecosistemi con più decisione che mai, esponendoci dunque ai nuovi virus;
4) quando un virus effettua uno spillover, un salto di specie da un portatore animale non-umano agli esseri umani, e si adatta alla trasmissione uomo-uomo, quel virus ha vinto la lotteria: ora ha una popolazione di 7.7 miliardi di individui che vivono in alte densità demografiche, viaggiando in lungo e in largo, attraverso cui può diffondersi. 
Così, quando un virus degli scimpanzé, per esempio, fa il salto per diventare un virus dell’uomo, ha aumentato enormemente il suo potenziale di successo evolutivo.

Jovanotti Non voglio cambiare Pianeta
Il 24 aprile è stato pubblicato su RaiPlay il boxset del docutrip in 16 puntate Non voglio cambiare pianeta, scritto e diretto da Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti. 

Il viaggio
Dopo il clamore e il caos mediatico suscitato l’estate passata dal Jova Beach Party, che ha visto Jovanotti esibirsi in un tour estenuante su tutte le spiagge italiane, Lorenzo Cherubini era abbastanza stressato e aveva bisogno di una pausa di riflessione.
La sua passione per la bicicletta è nota, così come i suoi viaggi impossibili, che nel corso degli anni lo hanno visto partire in solitaria in posti lontani e talvolta inospitali come la Nuova Zelanda.
Così a gennaio, ignorando le lusinghe che provenivano da Fiorello e Amadeus che lo volevano a Sanremo, il nostro ha preso la sua bicicletta da corsa e con i suoi 40 chili di bagaglio, si fa per dire, leggero, è partito per il Sudamerica per un viaggio in solitaria di 40 giorni che nei mesi di gennaio e febbraio lo ha portato dal Cile a Buenos Aires. 

La serie
Tornato in Italia con oltre 30 ore di riprese, filmate con una GoPro e un cellulare Lorenzo si è messo al montaggio col suo fidato autore Federico Taddia e ha realizzato 16 puntate da 15 minuti che ha riunito in una serie dal titolo Non voglio cambiare pianeta, tratto da un verso di una poesia di Pablo Neruda. 
La serie è disponibile dal 24 aprile su RaiPlay ed è caratterizzata dalla vitalità e dall’ottimismo di Jova che con un candore poetico attraversa la panamericana e poi le Ande, fino a percorrere le interminabili pampas argentine, superando ogni genere di avversità - la polvere, il caldo tropicale, la pioggia torrenziale, il freddo delle montagne, conscio dell’importanza che questo viaggio ha sulla sua personalità dopo il clamore e il caos suscitato la scorsa estate dal Jova Beach Party.
E’ un viaggio intimista alla ricerca di se stesso che, nella tradizione nobile dei viaggi in solitario di Bruce Chatwin, mette a nudo la personalità di Lorenzo Cherubini che si confessa con una sincerità disarmante. 

Critica & Successo
Sostenuto da una campagna stampa pervasiva Non voglio cambiare pianeta sta ottenendo un grande successo, con oltre 5 milioni di visualizzazioni nella prima settimana di pubblicazioni.
Le critiche sono state lusinghiere, Aldo Grasso sul Corriere.it ha scritto che nei giorni in cui tutti stiamo sperimentando la costrizione della reclusione, il suo viaggio è profumo di libertà, voglia di scoperta, fascino di terre sconfinate e deserte. 

Il linguaggio
Piace poi il linguaggio nuovo di questo docutrip presentato in mini puntate da 15’ che sono poco utilizzabili in un palinsesto lineare ma diventano ideali e per certi versi strategiche in un palinsesto on demand come quello di RaiPlay.

L’ultima pagina di queste news settimanali è dedicata alla tecnologia.

iPhone SE 
Da pochi giorni è disponibile sul sito della Apple il nuovo smartphone della Mela, l’atteso iPhone Se. Perché atteso? Perché è il cellulare economico del listino iPhone e ha delle caratteristiche che dovrebbero garantire un asset di vendita molto forte, soprattutto per tutti coloro che magari non possono o non vogliono spendere 1.000 Euro per un cellulare ma non vogliono rinunciare alle funzionalità di un iPhone.

Il prodotto
Il prodotto è una combinazione astuta tra materiali di riciclo e nuova tecnologia. 
La scocca è quella dell’iPhone 8, con uno schermo LCD 4,7 IPS, mentre il cuore dello smartphone è costituito dal chip A13, già montato anche sull’iPhone 11 Pro. 
Un processore ultraveloce, il più performante sul mercato, che garantisce delle prestazioni super anche sul piccolino di casa Apple. 
Lo smartphone ha una resistenza all’acqua di circa 30 minuti. 
La fotocamera, invece, è quella dell’iPhone 11, con un grandangolo da 12 megapixel che fornisce delle immagini dettagliate e ben contrastate. 
La sezione video registra a 4k, a 1080 pixel e a 720. 
Il telefono ha il touch Id e il tutto gira sul sistema Ios 13 che garantisce una stabilità senza pari e aggiornamenti per ben 5 anni. 
Il prezzo, nella versione da 64 GB, è di 499 Euro, mentre la versione a 128 viene 549 e quella a 256, 669 Euro.

Pro e contro
Tanto, poco? Il dibattito nella rete è aperto e, come nelle migliori tradizioni, è diviso tra gli estimatori della mela e i suoi detrattori. C’è quindi chi sostiene che il prezzo è troppo elevato per uno smartphone che in fondo ricicla parte dell’hardware proveniente da altri modelli e in particolar modo dall’iPhone 8, e dunque lo definisce una specie di Frankenstein e chi, invece, sostiene che è una genialata, ad esempio Andrea Galeazzi nel suo blog.
La verità è che attualmente sul mercato non esistono smartphone “economici” con siffatte prestazioni, mi riferisco in particolare alla presenza del processore A13, e l’iPhone SE potrebbe davvero assestare un colpo micidiale alla concorrenza.
Vedremo chi avrà ragione quando usciranno i dati di vendita del primo trimestre.


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Aggiornamenti ogni lunedì.

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